Manovra: Ricerca e innovazione vanno difese e non penalizzate
Sono giorni decisivi per la Legge Finanziaria, la possibilità di tutelare nel futuro l’art 32 della Costituzione Italiana dipende in gran parte dalle scelte che verranno fatte oggi. Al netto della crisi economica che tutti ci auguriamo sia alla fine, è bene ricordare parlando di ricerca che competiamo con Paesi nei quali “i soldi vanno a cercare le idee” mentre da noi “le idee devono andare a cercare i soldi” e spesso non li trovano. Questa è la tematica affrontata nella Tavola Rotonda organizzata per domani, 8 luglio, dall’Associazione “Giuseppe Dossetti: i Valori – Sviluppo e Tutela dei Diritti” (www.dossetti.it), presso la Sala della Mercede di Palazzo Marini – Camera dei Deputati.
Alla vigilia dell’evento, il Segretario Nazionale, Claudio Giustozzi, ha dichiarato:
<< I tagli al prezzo dei farmaci, previsti per sanare il deficit della sanità, non solo penalizzeranno gli investimenti in R&S, a discapito della salute dei pazienti, ma contribuiranno a legittimare ulteriori sprechi nella spesa ospedaliera.
Ritengo che il farmaco innovativo sia un bene prezioso per i cittadini, per il progresso, per l’intera collettività e che allo stato attuale la personalizzazione della cura sia l’unica arma vincente, perché indispensabile ad assicurare al paziente il migliore precorso terapeutico garantendo una vera forma di risparmio in sanità.
Quello della farmaceutica è uno dei pochissimi campi ad alto contenuto tecnologico che ancora resistono nel nostro Paese.
Uno dei pochi “treni” che l’Italia ancora non ha perso ma che sta ogni giorno di più rischiando di perdere con buona pace di tutte le dichiarazioni sul grande valore della ricerca, dell’innovazione e sulla loro strategicità per il futuro del Paese.
L’associazione che rappresento ritiene di dover chiedere con forza, e sottolineandone l’urgenza, alle Istituzioni del nostro Paese:
normative chiare e stabili nel tempo, tempi autorizzativi competitivi con quelli degli altri Paesi europei, negoziazione dei prezzi che abbia applicazione certa e valida a livello nazionale, credito di imposta per gli investimenti in ricerca. Infine di cessare di usare il comparto farmaceutico che è solo il 13% del totale della spesa sanitaria, come un bottone da schiacciare per fare cassa, e più volte l’anno, con meccanismi diretti (tagli di prezzo) o indiretti come “payback”, rimborsi di riferimento, budget aziendali, etc. (e speriamo che tale non diventi anche il tanto di moda HTA).
Inoltre, si finisce con il non prendere in considerazione il fatto che, tale manovra, finirà, ancora una volta, con il penalizzare le strutture del Sud Italia che rischieranno di chiudere aumentando “i viaggi della speranza”, mentre è soltanto con la riduzione della migrazione sanitaria che si può ottenere un risparmio di almeno del 10% della spesa.
Quindi, penalizzare le imprese farmaceutiche produrrebbe, non soltanto effetti negativi sulla ricerca, ma anche un aumento ingiustificato degli sprechi. E’ da miopi tagliare quei costi, che nel breve periodo si tradurranno in risparmio, ancor più poco lungimirante è il non voler considerare che la delocalizzazione della produzione, verso economie emergenti, dove per l’assenza delle più elementari regole del mercato e del controllo di qualità si riesce a garantire una produzione con costi bassissimi, produrrà non soltanto un danno per le aziende, ma per tutta l’economia italiana>>.