Lettera aperta a Medici Senza Frontiere
Un senso di angoscia mi assale allorquando nel corso della giornata, della notte o delle prime ore dell’alba una sirena sconvolge il riposo, il rilassarsi, la ricerca di un giorno tranquillo lontano dallo stress, dal ritmo frenetico del tempo attuale. E’ la sirena del 118 che pervade il paese, l’aguzzare allora dell’attenzione nel tentativo di localizzare dall’ululato elettronico la distanza, il rione, la strada da dove si preannuncia l’avvenuto ed il precipitare di qualche grave problema di salute. Chi sarà, questa volta, l’infermo sfortunato ricorso all’urgenza di sì impellente intervento ? Un anziano, un bambino ? Che gli è successo ? Un infarto, un ictus o cos’altro? Sotto a chi tocca!… A chi tocca il dover ricorrere ad un servizio sanitario da terzo mondo e non certo per colpa di tanti bravi medici comunque impegnati. Riuscirà la nostra ambulanza a raggiungere in tempo utile l’ospedale fatiscente di S. Maria C.V., tanto distante, dopo la distruzione funzionale di quello di Capua. Ci sarà un posto letto?. Quante strade, ancora più distanti, dovrà percorrere il 118 per avere lo sfortunato le cure del caso? Il traffico, le strade sconnesse ed intasate, l’ora di punta, le distanze quanto influiranno sulla sorte del malcapitato bisognevole di un urgente interevento medico? Gli interrogativi dovrebbero essere ancora tanti ma ci limitiamo solo a questi. Formulo a me stesso un auspicio, l’auspicio che l’On/le Ministro alla Salute promuova un libro bianco sulla sanità campana, un pool di bravi magistrati della Corte del Conti, alla stregua di quello antimafia, perché in presenza di un cancro peggiore, che esaminino gli atti di spesa degli organi relativi e responsabili sottoponendoli al competente esame e mettendo “le mani in tasca” a quanti hanno generato tanto sperpero di danaro pubblico senza perseguire e garantire per il cittadino l’elementare diritto alla salute. E’ stata incompetenza o cos’altro a distruggere la sanità? Apriamo una buona volta gli occhi. Una politica scellerata di gestione ha generato questi problemi. Ospedale soppressi, competenze soppresse o spostate a kilometri distanti dalle aree di utenza senza una logica che, nel privato, significa scelta di mercato con analisi di appropriata ubicazione, logistica, personale, fonti di energia e strade. Occorreva tagliare, ridurre, chiudere, rientrare da una dispendiosa e malaccorta gestione politica affidata a improvvisati manager attenti a consulenze, a portantini divenuti infermieri, di infermieri divenuti pubblici funzionari. Le scelte operate quelle più convenienti e più vicine all’utenza elettorale del politico di turno, al direttore generale ed alla pletora al servizio di questi per quelli. A chi tocca non si “ingrugni”. Oggi tocca a noi; tocca a noi dell’Agro Caleno, privo di referenti politici tanto prolissi nell’Agro Aversano, vedersi e sentirsi abbandonati, migrare al suono lugubre di una sirena alla ricerca di un improbabile posto letto. Siamo i predestinati della vasta popolazione dei comuni di Pignataro Maggiore, Sparanise, Calvi Risorta, Rocchetta e Croce, Giano Vetusto, Pastorano, Camigliano, Vitulazio, Bellona, ecc. Quest’area di popolazione vive una guerra si sopravvivenza dovendo affidare la propria vita a scelte e soluzioni infelici per le quali non hanno nessuna colpa se non quella di aver pazientemente sopportato d’essere ignorati dalle istituzioni e relativi referenti. Da qui un appello, l’ appello alla meritoria efficienza ed opera di Medici Senza Fontiere affinché esaminino la possibilità di istituire nell’Agro Caleno (in provincia di Caserta), una volta culla di cultura, storia ed antiche virtù visibili, anche, nei resti delle sue vestigia, una struttura sanitaria della sua organizzazione che possa servire quest’area di frontiera così come egregiamente fa in più di ottanta paesi del mondo. I suoi volontari, non pagati, sanno essere meritoriamente figure di eccellenza medica e hanno la bravura di saper scegliere la ubicazione di un presidio o servizio sanitario. Tanto rientrerebbe, anche, nei suoi fini istitutivi in presenza di discriminazione e negligenza del sistema sanitario. Noi siamo penalizzati e discriminati. Discriminati nei confronti di quei cittadini che hanno a pochi passi da loro ospedali e ambulatori, pur contribuendo al servizio sanitario nazionale con la stessa misura degli altri. Tanto, con tanta amarezza e sconforto.
Pignataro Maggiore, 09-07-2010 Vittorio Ricciardi