Linee Guida sull’utilizzo della pillola abortiva

Dimissioni anticipate sconsigliate, accertamento della comprensione linguistica nelle donne straniere, divieto della Ru486 per le minorenni senza il consenso dei genitori: sono alcuni dei punti contenuti nelle linee di indirizzo elaborate dalla commissione del Ministero della Salute sul metodo farmacologico RU 486 e sulle modalità per la raccolta dei dati utili al monitoraggio del suo impiego, presentate il 20 luglio 2010. Le linee di indirizzo intendono uniformare i livelli di sicurezza nell’impiego del farmaco a livello nazionale, anche attraverso l’adozione di protocolli comuni, prevedendo, inoltre, una esaustiva informazione alla donna sulle tecniche di interruzione volontaria di gravidanza di tipo medico e chirurgico, sui relativi rischi e le possibili complicanze, per definire, conseguentemente, percorsi assistenziali omogenei. La procedura di interruzione volontaria di gravidanza farmacologica si articola in diverse fasi, con estrema variabilità circa i tempi e le modalità con cui viene completata. I criteri di ammissione della donna al trattamento si basano su: datazione ecografica – età gestazionale entro 35 giorni; – documento/certificato di richiesta Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG); – consenso informato, debitamente compilato e sottoscritto; – disponibilità al ricovero ordinario fino a completamento della procedura; – disponibilità ad effettuare il controllo a distanza, entro 14-21 giorni dalla dimissione. Devono quindi essere presi in considerazione criteri clinici, da affidare alla valutazione del singolo medico (p. es. problemi psicologici a sottoporsi ad intervento chirurgico, allergie a farmaci anestetici, difficoltà anatomiche), e criteri non clinici (in primo luogo la garanzia che la donna abbia chiaramente compreso il percorso e la possibilità che vi aderisca compiutamente). È fortemente sconsigliata la dimissione volontaria contro il parere dei medici prima del completamento di tutta la procedura, perché in tal caso l’aborto potrebbe avvenire fuori dall’ospedale e comportare rischi anche seri per la salute della donna.

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