Una donna pittrice

"Col dipingere la faccia a questo, e a quello nel mondo m'acquistai merito infinito nell'intagliar le corna a mio marito lasciai il pennello, e presi lo scalpello. Gentilesca dei cori a chi vedermi poteva sempre fui nel cieco mondo; hor che tra questi marmi mi nascondo, son fatta gentilesca de vermi".Quest'epitaffio è dedicato alla pittrice Artemisia Gentileschi. Ella compare sulla scena artistica napoletana negli anni '30 del '600. Vi chiederete cosa c'è di tanto strano in una donna pittrice. Proprio questa è la stranezza! Oggi le donne fumano, indossano pantaloni, lavorano, dipingono… in passato non tutto era concesso loro ma la Gentileschi, grazie al suo talento artistico, godette di un'indipendenza eccezionale per una donna del suo secolo, diventando simbolo dell'emancipazione femminile. Le sue quotazioni erano molto alte, giungendo ad essere pagata fino a cento scudi per ogni figura dipinta. Iniziò la sua carriera nella bottega del padre, Orazio, per poi passare sotto gli insegnamenti di Agostino Tassi, pittore affermato che approfittò della giovane allieva e fu accusato di stupro. La vicenda, molto romanzata, terminò con la condanna al carcere per l'accusato. Sebbene la reputazione della Gentileschi rimase macchiata per sempre, ancora oggi i critici e gli storici dell'arte lodano il suo stile e il suo carattere. "Io so romana, non fo all'usanza di Napoli quando chiedo una cifra che domandano trenta e po’ danno per quattro. Io so romana e procedo alla romana." Questa pittrice fu ravvivatrice del caravaggismo a Napoli dal 1630 con le sue tinte e i giochi di luce. I rapporti con gli artisti napoletani furono molteplici, dallo Stanzione al Guarino, dal Cavallino al Fracanzano e a Spinelli. Il suo arrivo a Napoli offrì allo Stanzione un motivo in più per osservarla. I due lavoreranno insieme in importanti commissioni  dalle "Storie del Battista" per il Buen Ritiro, oggi Al Prado, alle pale del Duomo di Pozzuoli.

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