Scioglimento Consiglio Comunale di Camigliano
Colpirne uno per educarne cento – Se non fosse una cosa seria ci sarebbe da sorridere e forse a ben vedere il sorriso e la forza dell'equilibrio sono le giuste armi per fronteggiare la tragicomica vicenda che ha colpito il nostro Sindaco. Il funzionario di governo della nostra provincia, campione di legalità del nostro territorio, ottempera le disposizioni di legge e le porta alle sue più estreme conseguenze. Al di là delle possibili interpretazioni della norma, che sempre lasciano uno spazio all'intelligenza, al buon senso ed alla conoscenza delle persone. La questione è sempre la solita, l'applicazione di una legge che già dal suo nascere evidenzia chiari elementi di incostituzionalità, parliamo della famigerata legge 26 del febbraio 2010, che tanti ritengono oltre che incostituzionale anche inadeguata, nel merito, a risolvere la questione rifiuti del nostro territorio. I successivi atti di regolamento della legge propri del consesso provinciale, non hanno fatto che evidenziare la giustezza delle affermazioni ed azioni del Sindaco Cenname, che con il suo rifiuti di trasferire i ruoli alla Prefettura, questo aveva inteso evidenziare. Allora perché tanto accanimento da parte della Prefettura di Terra di Lavoro: tutti i cittadini di buon senso erano certi che dal momento che la legge in oggetto veniva anche dal Presidente della Provincia interpretata allo stesso modo del primo cittadino di Camigliano, ci si arrestasse al già doloroso atto del commissariamento ad acta realizzato nelle scorse settimane. Ed invece, quasi come punizione per aver evidenziato lacune e manchevolezze della legge 26/2010 ed una ottusa interpretazione della stessa, la prefettura procede con un'istruttoria, assolutamente non automatica, un atto di assoluta discrezionalità dei funzionari prefettizi, che celermente invia al Ministero degli Interni, che, fidandosi evidentemente dell'equilibrio e della ragionevolezza dei suoi funzionari locali, recepisce e trasmette agli uffici della Presidenza della Repubblica. Così il sindaco di Camigliano, per i più distratti e lontani dal nostro territorio, potrà essere accomunato ai tanti esempi di mala politica o, peggio ancora, di contiguità con le organizzazioni criminali del nostro territorio, causa prima, in genere, dello scioglimento di un Consiglio Comunale. Il dato più grave di questa vicenda è proprio constatare la morte politica della nostra provincia. Politici accorti avrebbero disinnescato sin dal suo nascere questa assurda questione, facendo ricadere la questione nelle corrette sedi istituzionali, quali erano il consesso regionale e quello provinciale; dei nostri deputati nazionali oramai si sono addirittura perse le tracce, incapaci di interpretare i problemi ed i sentimenti dei loro concittadini, che evidentemente sentono tali sono in occasione delle tornate elettorali o forse neppure in quelle occasioni, essendo cooptati dalle segreterie dei carrozzoni politici presenti a Roma. Quale insegnamento trarre da questa vicenda: sempre più forte cresce il convincimento che questa mala politica potrà essere cambiata solo dal basso, vista l'assoluta incapacità di auto emendarsi dall'alto, arroccati come sono tra i loro privilegi e le loro personalissime esigenze, che nulla hanno a che vedere con quelle dei cittadini. Il sindaco di Camigliano, la sua amministrazione e la sua cittadinanza pagano la colpa di aver, in tantissime occasioni, messo in evidenza la mala politica, ma soprattutto di aver con la pratica dimostrato che un modo diverso di fare politica è possibile, e tale prova, davvero, questa consorteria di ribaldi non può proprio sopportarlo.
Camigliano, 6 agosto 2010
L’Amministrazione Comunale di Camigliano