Piemonte riconteggio dei voti

Il riconteggio dei voti dubbi in Piemonte potrebbe levare la poltrona di governatore a Cota e restituirla alla Bresso. E Bossi minaccia: "Allora finisce male…". Torna la democrazia dei fucili?
 Chissà se questa volta lo tirerà fuori davvero, il fucile. Più volte Umberto Bossi ha fatto ricorso a "metafore" belliche per portare avanti le sue battaglie: dai cannoni agli schioppi, dai fucili alle armi in generale, il Senatùr ha sempre mostrato di avere un'idea aggressiva della politica: o va come gli piace o sono guai. Non fa eccezione neppure stavolta, visto che la posta in palio è bella grossa, la presidenza del Piemonte, la regione dove sgorga la sacra acqua del Po.
Secondo le prime informazioni sul riconteggio dei voti delle consultazioni regionali, chiesto dal Pd all'indomani delle elezioni, molti dei voti dubbi assegnati a Roberto Cota (a causa di un improprio apparentamento di un paio di liste minori) verranno invalidati e il vantaggio di 9.000 preferenze sulla rivale Mercedes Bresso, la governatrice uscente, scenderà fino a trasformarsi in svantaggio, decretando un ribaltone a piazza Castello. Il sogno leghista diventato realtà il 9 aprile scorso potrebbe così trasformarsi in un incubo, una dèbacle proprio nelle terre padane. Uno smacco che Bossi non può sopportare: per lui «Roberto Cota è il presidente, ha vinto le elezioni. Ma se nel riconteggio Mercedes Bresso fosse in vantaggio, allora finisce male…». Ovviamente, non male per la Lega, ma per gli oppositori. Che per bocca della Bresso ribattono: «Forse finirà male per loro, noi attendiamo con fiducia l'esito delle operazioni disposte dalla magistratura». Ma si può fare politica a colpi di giudici e minacce?
 

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