Gorbaciof con il vizio del gioco

Ne sono quasi sicura. Anzi sicura del fatto che quasi tutti saranno spronati a vedere il nuovo film di Stefano Incerti, dal bel faccione di Toni Servillo, che compare sulla locandina del nuovo film nelle sale in questi giorni. Poi c’è da aggiungere il titolo: Gorbacio(f), da Gorbaciov detto alla napoletana, che incuriosisce non poco. La storia è quella di Marino detto appunto Gorbaciof per la vistosa macchia sulla fronte, che fiero del suo soprannome( si sa che a Napoli ognuno ne deve avere per forza di cose uno ) se ne và di notte in un ristorante cinese a giocare a poker  e di giorno a  fare il cassiere di un penitenziario dove puntualmente sottrae soldi per ripianare qualche debito dovuto alla passione morbosa per il gioco d’azzardo. Rituali snervanti  riempiono le sue giornate  nel quartiere malsano del Vasto,  zona malavitosa alle spalle della stazione di Napoli, popolata soprattutto da immigrati orientali. Case scure, un pò inquietanti “impreziosite” da un povero barocco tipico di una Napoli decadente  quasi somigliante allo stile cinese non proprio raffinato. Due mondi che quasi si somigliano. Gorbaciof lo scoprirà con Lila, la figlia timida e fragile del ristoratore cinese, e per sottrarla ad un destino inevitabile giocherà la sua ultima partita. Una serie di porte si aprono e si chiudono, un incessante rumore di soldi contati e ricontati, carte da gioco svelate riempiono il silenzio di un film che sembra quasi muto, un muto poetico dove le parole fungono da contorno e i dialoghi sono ridotti all’osso. Per questo motivo è stato giudicato un film poco italiano( per questo non in concorso ala festival di Venezia? ), più che alto una pellicola all’orientale con gesti mai equivoci e retrobottega odoranti di fritto. Un  territorio comune a gangster movie e noir orientali .La linea sottile che separa la vita con la morte si avverte da metà film e viene spezzata alla fine con una conclusione cinica e disincantata, reale come il film, come il personaggio principale, come le tante storie di criminalità che quotidianamente sentiamo. Servillo,sempre più maschera teatrale, sempre perfetto nelle sue prove d’attore, si cala a pennello in Gobaciof. E’ inevitabile il paragone tra la camminata da “guappo” di Gorbaciof e quella da “Divo” di Andreotti.

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