Largo alle donne: il Brasile tra passato e presente

Dopo il Costa Rica, l’Argentina e il Cile, anche il Brasile ha scelto, lo scorso 31 ottobre del 2010, una donna alla guida della Presidenza della Repubblica: Dilma Roussef, esponente del Partito dei Lavoratori (PT). La neoeletta nella sua ascesa al potere è stata sostenuta dal Presidente uscente Lula. Le linee politiche di Roussef, come il suo predecessore, intendono caratterizzarsi da investimenti nell’export di materie prime, da scelte monetariste e da programmi per la lotta alla povertà e alle diseguaglianze sociali. I pilastri della coalizione di Roussef sono il PT, il centrista Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB) e potrà contare su una maggioranza al Congresso più forte, rendendo più probabili la realizzazione di profonde riforme sociali, come quella agraria, punto cruciale per sanare gli squilibri del Brasile. Il quadro storico, politico ed economico del paese è molto complesso, esso è il più grande e popoloso stato dell’America Meridionale, di cui occupa quasi metà della superficie, viene comunemente diviso in cinque macroregioni caratterizzate da forti differenze: il Sud Est, Il Sud, il Nord Est, il Centro Ovest, il Nord. Le differenze territoriali, climatiche, agrarie, industriali, sono state aggravate da politiche di governo non efficienti, che hanno accentuato le divisioni regionali e le divisioni all’interno di esse creando forti oligarchie e dislivelli sociali. Resta da vedere se una donna al comando della politica sarà in grado di realizzare quanto i suoi predecessori di sesso opposto non sono riusciti a fare, trasformando in realtà la riduzione dell’enorme diseguaglianza sociale e allo stesso tempo continuare a favorire la già positiva crescita economica del paese.

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