Alla Feltrinelli la Divina Commedia napoletana con Ulisse Loni
La Commissione Cultura del centro comunità “Caserta Città di Pace” presenta domani pomeriggio, con inizio alle ore 17.30, presso la libreria Feltrinelli di Corso Trieste, la “Divina Commedia Napoletana” di Ulisse LONI. Presenterà il libro Anna de Core, mentre la voce narrante sarà quella di Anna D'Ambra. Ulisse Loni è nato ad Acerra il 2 gennaio del 1943. E’ stato docente presso la Scuola Media Giovanni XXIII di S.Antimo. Attualmente vive a S.Angelo a Cupolo (Bn) tra le colline sannite. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Loni ha al suo attivo numerosi libri: “Aret’a ‘na funesta” (1984); “La ballata dei dodici mesi” “1989”; “Il Vecchio Testamento” “1991”; “L’altro Inferno” (1995); “Fiabasia” (1996); “La Divina Commedia Napoletana” (2004); “Partenopeide, Napoli e la sua storia” (2007) Ulisse Loni, dopo una serie di belle opere in versi e in prosa, si è cimentato con un tema assai impegnativo, sia per la vastità del progetto sia per le capacità fantastiche e poetiche che richiede. Riscrivere in un’altra lingua, parodiare e reinventare, sembrano, a primo ascolto, operazioni puramente tecniche, slegate e affrancate da ogni tensione creativa e fantastica. Invece non è affatto così. A parte la considerazione che tradurre la poesia in un’altra lingua esige un orecchio metrico e una sensibilità e un gusto poetico di non trascurabile valore, in quanto il “senso” della poesia è tutto nell’ordine e nella qualità delle parole usate, le difficoltà maggiori stanno proprio nel parodiare e nel reinventare. Loni riproduce, nella lingua poetica delle grandi opere napoletane, della fine dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento tutte le situazioni dantesche (peccati, rei, pene, anime purganti, beati e tutti i commenti e le questioni, anche teoriche, da esse suscitate), facendo attenzione a mantenere, in linea di massima,, gli stessi personaggi già antichi ai tempi di Dante e assurti, perciò a simboli emblematici e atemporali di un certo comportamento e di una specifica inclinazione. In questa situazione egli fa la parodia delle Divina Commedia dantesca. Ne reinventa figure, personaggi, conferendovi un tono ilare e scherzoso. Fare la parodia significa, infatti riprodurre un testo aulico, severo, in forma giocosa, allegra, vivace, trasfondendo in esso una morale, una visione complessiva della vita e della società completamente originali e nuove che, però non sono meno serie e significanti di quelle possedute dal testo di cui si fa la parodia.