Il cellulare consumo insostituibile

La crisi economica continua a spaventare la nostra società; il rincaro delle materie prime, (iniziato nel 2000), l’inflazione globale, la crisi del mercato creditizio e la generale sfiducia verso i mercati borsistici, sono segnali di una presenza ormai ingombrante.
I risultato è che da un lato i “bamboccioni” del ministro Brunetta si scontrano con i livelli più alti di disoccupazione mai raggiunti dal “dopo guerra”, ( nel 2010 tasso di disoccupazione al 10%, 2 milioni di italiani disoccupati), dall’altra parte la nostra spesa subisce un lifting e i consumi si abbassano.
Nel 2008 gli italiani hanno cominciato a stringere la cinghia partendo da un calo dei consumi pari all’1 %, arrivando recentemente circa al 2 %. Le risorse a disposizione vengono distribuite in modo diverso, cambiano le priorità e i bisogni, la caccia al risparmio è sempre aperta.
Alla voce “spese” delle “imprese famiglie”, calano gli acquisti di auto e moto (- 16%), i trasporti (-7,5), elettrodomestici (- 7,2% ) e generi alimentari più costosi come il pesce (- 5,5 %).
In questa dieta generale degli acquisti, presentataci dalla Confcommercio, è lecito chiedersi che fine fanno i  nostri soldi?
La casa continua a rappresentare la fetta più grande delle nostre spese con circa il 30 %,  ma il dato che stupisce, viaggiando controcorrente rispetto all’andamento generale negativo del nostro comportamento d’acquisto, è quello relativo alla telefonia mobile; non c’è crisi che tenga. Gli Italiani non rinunciano ai telefoni cellulari. Dal 2002 ad oggi è stato registrato un aumento della spesa relativo a questi figli della tecnologia, addirittura circa del 190%. Tre Italiani su quattro posseggono ormai un cellulare se non più di uno, ben il 9% di essi ne possiede 4 e questa percentuale tende a salire; uno per gli amici, uno per il lavoro, si inizia sempre così, poi magari se ne compra un altro per la famiglia.
Quello con il display a colori, l’altro con la fotocamera ad alta qualità, quello per navigare, quelli intelligenti (smatphone); l’importante è essere sempre aggiornati. Coloro che non ne posseggono neanche uno sono soprattutto emarginati, poveri e vedove.
L’amore degli Italiani per i cellulari non ha rivali in tutta Europa; un sondaggio del 2006, condotto online dal portale alice di Telecom, rivelò che per gli Italiani, era proprio il telefonino ad essere l’invenzione più importante di sempre. “Astra ricerche” dice che secondo il 70% delle persone questo prodotto ha migliorato i rapporti interpersonali, un 19 % dichiara di sentirsi più sicuro (pensiamo anche alle madri in grado di poter rintracciare sempre i loro figli premendo un tasto), mentre un 11% afferma di aver raggiunto un miglior successo con l’altro sesso. Siamo dunque  un paese altamente “cellularizzato”, (anche se non il più modernizzato), da ormai diversi anni. Recentemente una ricerca della “A- TONO”, società specializzata in digital marketing e comunication solution, svela che ad aumentare non sono solo i consumi di questi apparecchi, ma anche lo stato di consapevolezza delle loro moderne funzionalità. Questo incremento, pari al 20%, è un dato indicativo su come esista anche un rapporto funzionale, quasi relazionale tra gli abitanti del “Bel Paese” e i telefonini. Chiaro quindi che i cellulari in Italia godano, al contrario di altri prodotti, di una natura di insostituibilità ed irrinunciabilità.

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