S. Valentino: cosa darei per far si che…

Dal vocabolario Zingarelli leggiamo: “Innamorato chi prova un sentimento d’amore

per qualcuno o qualcosa”.  Dunque domani non ricorre la festa solo dei due “cuori ed una capanna” ma anche di chi è innamorato verso qualcosa. Anche se in me ci sono ancora tanti motivi per onorare san valentino, faccio molta fatica a festeggiare perché quelle cose dicuisono ancora innamorato, sono state distrutte dagli interessi economici oppure dall’ingordigia umana. Spesso hanno cercato di farci credere che certe iniziative erano prese solo per il bene del progresso anche se io ero, sono, e resto convinto che il progresso non cancella ma amplia. Con la mente ed il cuore corro indietro negli anni fino e ricordare tutte le tradizioni e le origini che sono svanite.Durante il periodo di ferie estive, a Bellona (CE), s’incontrano e si ospitano persone care con le quali è piacevole trascorrere i “giorni del riposo”. Le brave padrone di casa s’impegnano ai fornelli per la preparazione di tante leccornie, tutte apprese dalle nonne oppure dalle ricette tipiche, poiché ogni regione produce il proprio dolce tradizionale. La Liguria il pandolce, simile al panettone ma con l’aggiunta di semi di anice e finocchio. In Lombardia lo zabaione inventato dal capitano di ventura Giovanni Baglione da cui il nome con la pronuncia dialettale “Zuan bajon” (zabaion). In Sardegna le papassinas, biscotti a forma di rombo ripieni di mandorle, uvetta e bucce grattugiate di arance e limoni. In Toscana il panforte ricco di frutta secca, miele, canditi, spezie e cannelle. In Sicilia la pignolata, un dolce che si consuma durante la sera di fine d’anno. Fra i tanti dolci merita una particolare citazione il torrone, una leccornia che piace in tutte le latitudini. A Bellona molti sono i dolci tradizionali che, un tempo, le famiglie usavano scambiarsi. Fra i tanti ricordiamo: gli struffoli, originari dell’antica Grecia, le zeppole di pasta soffice ricoperta di miele, i guanti, la pizza sfogliata ripiena di mandorle, miele, pinoli e noci, i mostaccioli, i rococò ed il sanguinaccio. Altra tradizione bellonese era lo scambio dei doni tra il figlioccio ed il padrino sia esso di battesimo che di cresima. Questo scambio avveniva il giorno di Capodanno. Un’abitudine ormai scomparsa con l’avvento di altre assimilate da popoli che hanno sconvolto e distrutto le nostre antiche e belle tradizioni. Dove sono finite quelle persone che apponevano vincoli paesaggistici che non permettevano di deturpare l’ambiente come nacque. Le strade dovrebbero conservare ancora le fattezze di un tempo. Eppure esistono, per fortuna, delle località dove si scrive con l’ausilio di una piuma d’oca; gli artigiani non conoscono l’elettricità per cui usano utensili manuali tramandati dalla tradizione. L’unico uso dell’energia elettrica viene fatto per illuminare le strade del paese lungo le quali si notano lampioni in ferro battuto un tempo utilizzati per l’illuminazione a petrolio. Un giorno a Bellona si verificava tutto ciò e, sono ancora in vita tante testimonianze che, con la mente, si riportano a ciò che accadde nel loro paese. Le sue antiche origini e, prima fra tutte, la pavimentazione delle strade fatta con basoli ricavati dal rinomato travertino di Bellona. Questa pavimentazione è del tutto sparita. I basoli sono finiti nei cortili di privati che, mentre in principio criticavano questo tipo di pavimentazione, oggi ne fanno bella mostra nella loro proprietà. Altri, invece, hanno usato i basoli di Bellona per formare il vespaio sotto la pavimentazione delle loro abitazioni. La strada che più di tutte meritava non ricevere questo sfregio era Via della Vittoria, oggi via 54 Martiri in memoria dei cittadini trucidati dalla ferocia nazista. I Martiri, prima di andare al “patibolo” percorsero detta strada fatta di basoli che meritavano essere conservati per la memoria storica del paese. Sarebbe lungo elencare le altre offese perpetrate al paese, ma non possiamo esimerci dal ricordare la distruzione del viale dei platani. Era questa una strada che percorrendola, durante l’estate, non si avvertiva la calura né si era bagnati dalle prime piogge poiché i rami formavano un piacevole tunnel verdeggiante. Mentre venivano abbattuti i platani ricorreva la “festa degli alberi”. Ciò spinse un bellonese a scrivere che: “Mentre in Italia si celebra la festa DEGLI alberi, a Bellona si “FA, la festa AGLI alberi ”. Quando avvenivano questi scempi dove erano quelle persone che si dicevano legate alla storia del paese? Dove erano gli ambientalisti che spesso facevano la voce grossa dimostrando di essere forti con i deboli e deboli con i forti? E triste riconoscere che, dove un tempo erano i basoli oggi, purtroppo, c’è catrame mentre, lungo il viale dei platani i confinanti la strada si sono appropriati anche dello spazio destinato a cunette solo per guadagnare pochi centimetri di terreno. Un vergognoso clientelismo ha permesso ciò! Un’azione indegna di chi si definisce innamorato del proprio paese. Ritornerà, un giorno, un sindaco che farà installare di nuovo i basoli e ripiantare i platani lungo lo stesso tratto di strada? Mentre Bellona attende, i bellonesi, come sempre, restano a guardare! Inoltre, Bellona, un paese fatto di storia antica e di ricordi folkloristici, avverte la lenta ed inesorabile perdita delle sue radici. A causa degli innumerevoli scempi perpetrati nel tempo, a discapito di tutta una comunità che vorrebbe avere la presenza dei ricordi e delle tradizioni, s’inizia a scemare l’amore per il proprio paese. Molti lamentano quanto capitato alla meridiana, l’orologio solare che, installato su una torre, faceva bella mostra di sé in piazza Umberto I° abbattuta durante l’ultimo conflitto mondiale. Nel ricostruirla, fu installato un moderno orologio realizzato nelle officine della ditta Santagata di Capua. Il perfetto meccanismo che tuttora funziona rintocca il tempo ogni quindici minuti. La moderna tecnologia ha, purtroppo, cancellato il ricordo di una tradizione che perdurava nel tempo. La meridiana, segnatempo da tutti conosciuto con questo nome, non ha bisogno di batterie o di particolari meccanismi per il funzionamento, né di un addetto che provveda alla manutenzione. E’ questa uno strumento con il quale si può misurare lo scorrere del tempo tramite l’ombra generata dal sole e proveniente da un bastoncino, noto come gnomone, infisso in una tavola che è collocata su un piano oppure appesa ad una parete. Il bastoncino deve essere orientato verso nord e inclinato in funzione della latitudine del luogo in cui si trova. Sulla tavola sono tracciate varie linee disposte a raggiera che servono a leggere l’ora. Il loro intervallo, in genere non costante, si calcola con formule trigonometriche o con metodi grafici. La meridiana installata a Bellona era del tipo più semplice: “l’equatoriale”. Questo tipo semplice di segnatempo è tuttora realizzabile piantando un bastoncino sottile, lungo circa 15 centimetri, al centro di una tavoletta quadrata da 20 centimetri di lato, si può bloccare il bastoncino, perché non scivoli, usando due tappi di sughero sopra e sotto la tavoletta. Lo gnomone, cioè il bastoncino, deve avere la punta inclinata ed orientata, con l’ausilio di una bussola, in direzione nord in modo che punti verso la stella polare. Il succedersi delle ore avviene con il lento movimento terrestre intorno al sole. Il quadrante è diverso da quello degli orologi moderni. Infatti, il numero 12, che serve ad indicare il mezzogiorno, è segnato nella parte inferiore, ossia perpendicolarmente all’asse. La meridiana è un segnatempo perfetto con un neo: a causa della mancanza del sole non può segnare le ore notturne. Per quei tempi, questo “orologio” era una grande invenzione. Purtroppo i giovani di oggi, abituati a leggere le ore su orologi moderni dove spesso risulta scritta l’ora con dei numeri arabi o romani, non saprebbero leggere il tempo segnato dalla meridiana. Ben farebbero gli amministratori di tutte le città se facessero installare, in un posto ben visibile, una meridiana! Cosa darei per far si che nel giorno della festa degli innamorati anche io potessi festeggiare per il ritorno alla vita o alla funzionalità anche di una sola delle cose elencate.

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