Oscar meritatissimo al re balbuziente
Come previsto il vincitore dell'ottantesima edizione degli Academy Awards è stato il pluripremiato "Il discorso del re". Successo tanto sperato dallo strepitoso Colin Firth attore protagonista del film che si è aggiudicato ben quattro statuette: miglior film, miglior regia, miglior attore e miglior sceneggiatura originale. Il film ambientato nell'Inghilterra degli anni 30', poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, parla di un balbuziente Principe Alberto (Colin Firth) duca di York che trasformava ogni suo discorso pubblico in uno sgradevole spettacolo, ciò lo estraniava dall'affetto del padre e del pubblico rendendolo imbarazzato e insicuro nei confronti dello spavaldo fratello . Molto diverso da lui era il fratello David, futuro Enrico VIII,che alla morte del padre Giorgio V ,avendo diritto al trono,decise di abdicare al regno, non si sa se per paura o per timore delle responsabilità , per sposare la bidivorziata Wallis Simpson .Visto il cruciale momento storico che lo attendeva, al quale si aggiungeva anche l'allure mediatica dell'avvento della radiofonia, il re in fieri, si rivolgerà su suggerimento della devota moglie (una brava Bonham Carter), all'eccentrico logopedista australiano Lionel Logue (Geoffrey Rush). A questo punto il regista Tom Hooper fa ripercorrere in forma romanzata i tentativi del Duca di York di liberarsi del suo grave balbettio attraverso una "terapeutica" amicizia con il logopedista che riuscirà a scavare nella profonda personalità di Alberto fino a trovare il motivo della suo difetto linguistico. Tra spasmi, rilassamenti muscolari e articolazioni poco ortodosse,il futuro re allontanerà il fratello, e salirà al trono col nome di Giorgio VI e troverà la "sua voce" dentro il suo discorso più bello. Quello che ispirerà la sua nazione guidandola contro la Germania nazista.
Il film che ci racconta una storia sulla conquista della fiducia in se stessi anche se sembra rimandare all'ironico ma veritiero"The Queen" (Stephen Frears, 2006), ma anche al sarcastico "La pazzia di re Giorgio" (Nicholas Hytner, 1995),dimostra ancora una volta tutta la forza e la perfezione tecnica del cinema inglese.