A Caserta Zoubida Charrouf candidata al premio nobel per la pace
«Mi si rimproverano tre cose. Per cominciare, d’aver fatto uscire le donne dalle loro case, poi d’aver migliorato l’estrazione e la produzione dell’olio d’argan e, infine, di interessarmi di un albero che appartiene al popolo e non alle accademie scientifiche”. Sono parole di Zoubida Charrouf, docente di Chimica organica presso la Facoltà di Scienze dell’Università di Rabat, Marocco, candidata al premio Nobel per la Pace, che in questi giorni è in Italia per ricevere a Salerno il Premio Internazionale “Viverein” 2011 per la Chimica, la Protezione ambientale e l’Emancipazione della donna e che sarà a Caserta, ad iniziativa della FIDAPA e della Cooperativa Sociale ORIONE, in collaborazione con il Coordinamento delle Associazioni Casertane e con il patrocinio della Provincia, per l’assegnazione di un ulteriore Premio.
Lunedì 9 maggio 2011, alle ore 11,00, nella sala consiliare della Provincia, con una pubblica manifestazione il Premio le sarà conferito dal Presidente Domenco Zinzi con targa e medaglia dei 150 anni dell’Unità d’Italia coniata dalla Provincia, e dalla presidente FIDAPA Ida Roccasalva con un prezioso manufatto delle seterie leuciane.
Tre sono gli elementi che costituiscono lo straordinario merito della Charrouf: l’emancipazione della donna, lo studio chimico dei prodotti della pianta Argania spinosa e la protezione ambientale basata sulla conservazione di una specie botanica indigena; elementi legati in modo inestricabile nell’attività di questa donna d’Africa, che senza dubbio rappresenta il paladino dell’argania, una pianta spinosa che cresce nella regione arida del sud-ovest del Marocco, dove svolge un ruolo economico importante: il suo legno serve da combustibile; le sue foglie e i suoi frutti sono un ottimo foraggio per le capre; l’olio estratto dalla sua mandorla è utilizzato a scopi alimentari, nella medicina tradizionale e in cosmetica. Inoltre, questa pianta svolge una funzione ancora più importante: è l’ultimo baluardo della regione contro l’avanzata del deserto. Ed è preziosa soprattutto per le donne di Tamanar e Tidzi, alle quali Zoubida Charrouf ha dedicato più di quindici anni di ricerche per poterle poi riunire in cooperative per la produzione dell’olio d’argan, cooperative che sono dirette da donne delle stesse località nelle quali vivono.
Per questi suoi meriti Zoubida Charrouf è additata dal CIPSI – Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale – come esempio di donna d’Africa nella raccolta internazionale di firme a sostegno della candidatura delle “Donne d’Africa” per l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2011. A lei si devono non solo la fama dell’olio di argan e lo studio dettagliato delle sue molteplici proprietà, ma anche la fondazione di una rete di cooperative, che consentono alle donne marocchine di svolgere una attività produttiva di olio d’argan, donne che oggi vivono decorosamente mentre prima vivevano in condizioni di degrado economico e sociale. Donne ripudiate, madri sole, vedove, finora emarginate e sfruttate in modo anche turpe. Paradossalmente è proprio questa condizione di “isolamento tribale” che permette alle lavoratrici di entrare a far parte della cooperativa e recuperare una dignità e un suolo sociale.
Il Premio di Caserta si aggiunge agli altri riconoscimenti nazionali ed internazionali che Zoubida Charrouf ha ricevuto negli ultimi anni, tra i quali il “Premio Khmissa 2004”, consegnatole da S.M. Mohammed VI, re del Marocco, che nel 2003 ha avviato una serie di riforme nel campo dei diritti delle donne, il “Trophée de la Solidarité” nel 2005 e, all’estero, il “Prix Fondation Sociétariat Banque Populaire du Sud-Ouest per la ricerca scientifica sull’argania e la donna rurale”, il “Grand Prix International du Parmigiano Reggiano” nel 2008 e il “Grand Prize for Invention and Research in Science and Technology” nel 2010.
Il Premio che Terra di Lavoro le conferisce, oltre che essere il riconoscimento del valore dell’ingegno, della perseveranza e dell’opera di una persona straordinaria, vuole anche essere testimonianza di un ponte tra religioni e culture diverse, ponte che oggi, più che mai, è necessario gettare sul Mediterraneo per costruire un futuro di pace e di speranza per tutti i popoli che vi si affacciano.