Mozzarella Stories: caglio e malavita nella commedia nera di De Angelis

C’era una volta il regno di don Ciccio fatto di sfarzo e allegria ma soprattutto di regole.

Ritornato all’aria aperta dopo un periodo di carcere, Ciccio diventa DOP e impugna di nuovo il nerbo, simbolo del potere che lo rende il capo incontrastato del mercato di bufale. Ed è subito festa: un travolgente mozzarella mambo ci dà il benvenuto nella stravaganza e nel kitsch, conducendoci visivamente in uno scenario pittoresco dove la piscina si riempie di mozzarelle cadenti dal ventre di una grossa bufala calata dall’alto, adorata come una sorta di dea neopagana. Il clima sudamericano/neomelodico si interrompe con un salto temporale che ci riporta all’oggi per assistere al declino graduale dell’impresa di famiglia; nel business della perla bianca ora si scontrano due fazioni, due mondi: Caserta vs Cina. La concorrenza gialla produce buone mozzarelle e le fornisce a metà prezzo, mettendo a rischio il solido impero di don Ciccio con scagnozzi a seguito, del tutto ignaro che saranno proprio i suoi uomini a metterlo fuori dai giochi.

Film d’esordio per il regista casertano Edoardo De Angelis, basato sui fatti segreti di Caserta, riprende con sagacia il filone all’italiana personalizzato con i tratti tipici della contemporaneità, avvalendosi di un cast eccezionale a cui vengono affidate battute di genio e sarcasmo: Luisa Ranieri, Gianpaolo Fabrizio, Massimiliano Gallo, Aida Turturro, Andrea Renzi, Massimiliano Rossi, Tony Laudadio, Giovanni Esposito. Un’opera che eccede ed eccelle, contaminata da stili diversi che tuttavia risultano ben livellati facendo emergere le doti del regista nel tenere a bada la frenesia tipica del racconto corale, restituendo ad ogni personaggio la giusta collocazione.

Sofia, erede di don Ciccio, è una donna del sud determinata e attraente, l’unica in grado di mettere ordine al caos generato dal crimine; sposata solo per interesse da Angelo Tatangelo, cantante neomelodico che sogna Pechino e sfoggia il suo talento solo in feste e cerimonie. Costui non ha mai dimenticato il suo vecchio amore Autilia, cantate jazz italoamericana, che ha trovato nel tragicomico Gigino a'Purpetta un uomo a lei pienamente devoto. L'ex campione di pallanuoto Dudo, detto “lo zingaro napoletano”, ora impegnato nella riscossione dei crediti per conto di don Ciccio, ha un animo tormentato celato da un malinconico mutismo. E poi i violenti Mastu Pascale e Gravinio, e il ragioniere di fiducia che porta i conti di famiglia.

Tutti abitanti di un mondo fotografato attraverso la lente del grottesco, fatto di mozzarella e malavita, ma anche di progetti per redimersi, rinascere e riscattarsi come individui, perché a volte dalla sporcizia può nascere qualcosa di puro. Sfiorando appena la denuncia sociale, De Angelis fa del paradosso la forza motrice della commedia, con piacevoli accenni pulp e ispirazioni ad altro cinema che prendono forma in raffinate citazioni: ricordando la Loren del mambo nell’incipit e, perché no, la spietata Thurman vendicativa nell’epilogo, attraverso la straordinaria interpretazione della Ranieri.

Così lo spettatore, tra riso e meraviglia, assiste a scene tanto anacronistiche quanto attuali dove pizzi e opulenze segnano il destino di queste maschere contemporanee animate da forza e afflizioni in uno spazio surreale, unico luogo dove un orgasmo può equivalere all’ultimo respiro di un grande peso, sopra un letto di banconote.

Fabiana Salerno

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