Il pittore a Pompei

Il primo genere di pittura che si sviluppò a Roma fu quello “trionfale” destinata ad illustrare le gesta vittoriose dei suoi condottieri. Si tratta di dipinti che non sono arrivati fino a noi.
Molto di ciò che oggi conosciamo della pittura romana lo dobbiamo soprattutto a Pompei e Ercolano. La pittura pompeiana superstite è ad affresco. I pittori coprivano le pareti con strati successivi di intonaco sempre meno grossolano, fino all’ ultimo, l’ arriccio, su cui veniva realizzato il disegno preparatorio. Infine si stendeva “l’ intonachino”, ovvero l’ intonaco più raffinato su cui il pittore sarebbe riuscito a dipingere finchè si manteneva “fresco”, cioè umido.
Era il “pictor parietarius” (pittore di pareti) a occuparsi del disegno sulle pareti tracciando le figure e le architetture servendosi di riga e compasso. Egli lasciava delle parti al “pictor imaginarius” (pittore ideatore), cioè all’ artista più esperto e colto, ideatore dell’ intera composizione. Quest’ ultimo dipingeva sul posto un “quadro” ad affresco nello spazio appositamente lasciato o ne realizzava uno in bottega che veniva poi inserito nello spessore murario lasciato, in questo caso, non intonacato.

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