Un incontro fortunato nel giardino del Magnifico
Lorenzo dei Medici, protettore di artisti e letterati, allestì una scuola nel giardino del suo palazzo accanto al monastero domenicano, dove erano raccolte statue antiche e copie dove i giovani artisti potevano esercitarsi sotto la giuda di ottimi maestri. L' attenzione di Lorenzo fu attirata da un ragazzo di quindici anni che stava modellando una testa di un fauno vecchio. Il Signore di Firenze guardò il giovane e scherzando gli disse:" Hai fatto tu questo vecchio fauno? Gli hai lasciato tutti questi denti! Non sai che ai vecchi manca sempre qualche dente?" L'artista non replicò e appena Lorenzo Il Magnifico si allontanò fece saltare un dente all' animale con un colpo di scalpello. Lorenzo rimase piacevolmente colpito dal gesto del ragazzo e iniziò ad interessarsi a lui. Scoprì che il suo nome era Michelangelo Buonarroti, figlio del podestà di Firenze, era un discepolo dal carattere scorbutico ma mostrava talento. Seppe pure che il padre aveva accettato a malincuore la scelta del giovane di dedicarsi all' arte e decise di parlare con costui per chiedergli il permesso di prenderlo sotto la propria tutela. Ludovico Buonarroti rimase sorpreso e confuso da tanto onore ma accettò ben volentieri. Michelangelo fu accolto a Palazzo Medici, gli fu assegnata una camera, uno stipendio mensile, degli abiti e un posto a tavola accanto agli altri membri della famiglia reale. Gli anni a venire furono ricchi di commissioni per il giovane artista e il suo protettore era sempre più contento della sua scelta. Tutto trascorse per il meglio fino a quando, vedendo prossima la caduta dei Medici, per l' avanzare dell' esercito francese capeggiato da Carlo VIII, il Buonarroti si trasferì a Bologna e poi a Venezia. Successivamente iniziò a spostarsi tra Firenze e Roma, dove dimorò fino alla fine dei suoi giorni. Subì un grave colpo quando seppe della morte del suo protettore. Fuggì dalla corte medicea immersa nel lutto e ritornò nella casa paterna nei pressi di Santa Croce. Le cronache riportano che l' artista, sconvolto dal dolore, a lungo non riuscì a dare sfogo alla sua abilità artistica.