Primitivi del terzo millennio
Nel 2001 scavavano per fare un supermercato e si ritrovarono di fronte ad una scoperta capace di suscitare immenso entusiasmo tra gli archeologi, le Università e gli Istituti scientifici del mondo intero. Si tratta del Villaggio preistorico rinvenuto in località Croce del Papa tra i comuni di Nola e Saviano, risalente all’età del Bronzo Antico (1.800 a.C.). Claude Albore Livadie del Cnr francese che per lo scavo e lo studio dirigeva i lavori di una équipe interdisciplinare, spiegò alla prestigiosa rivista scientifica Newton l’importanza del ritrovamento, che permise di conoscere molto del contesto sociale degli uomini d’allora nel quale si andavano accentuando le ineguaglianze e sviluppando i concetti relativi alla proprietà privata, appurato che gli individui dello stesso clan usavano delimitare il proprio terreno con palizzate e steccati. Il ritrovamento della “Pompei della preistoria” non ha precedenti nella storia dell’archeologia e lo straordinario lavoro di conservazione operato dalla cenere vulcanica ci restituisce una eccezionale fotografia di 3700 anni fa che ritrae una laboriosa comunità estinta dalla forza distruttrice del Vesuvio; sono capanne, suppellettili, scheletri di uomini e animali e perfino prosciutti appesi che le televisioni di mezzo mondo hanno voluto documentare per i loro telespettatori, compreso il Superquark di Piero Angela che ne riferì con partecipato entusiasmo.
Incredibilmente il “Villaggio preistorico di Nola” è di fatto abbandonato e chiuso al pubblico da quasi tre anni: il cedimento dei terreni che impedirono la prosecuzione degli scavi, ed una falda acquifera troppo grande da sommergere totalmente capanne, hanno già compromesso, forse irrimediabilmente, quella che sarebbe stata una gallina dalle uova d’oro per qualsiasi paese civile, tanto è vero che a Cetona (SI) va a gonfie vele l’archeodromo nel quale è stata realizzata una copia esatta del villaggio di Nola. Ma l’originale muore, nonostante l’impegno dei cittadini che qualche anno fa inscenarono un finto funerale con tanto di manifesti a lutto, nonostante l’Associazione Merides si fosse prodigata nel denunciare e sensibilizzare con tenacia e a tutti i livelli a costo di enormi sacrifici, nonostante sia riuscita a permettere la visita del villaggio a molte migliaia di entusiasti turisti europei, giapponesi e americani che ancora telefonano per poter venire e sbalorditi non si spiegano, non capiscono.