Italiani brava gente… ma non sempre
Colloquiando con zio Michele S., un vecchio reduce della II Guerra Mondiale, abbiamo appreso che i civili russi giudicavano i nostri soldati, per la loro bontà d’animo:”Italiani brava gente” ma molti, purtroppo, non lo sono stati. Anche noi, come gli “altri”, continua Zio Michele, in varie occasioni siamo stati impietosi e crudeli, capaci di compiere imperdonabili atrocità che hanno lasciato il marchio dell’infamia. Abbiamo giudicato “gli altri” “belve primeve”, come scrisse benedetto Croce sul marmo fissato sulla stele del mausoleo ossario dei 54 Martiri bellonesi, dimenticando i criminali di guerra italiani che hanno seminato morte ovunque. Sono stati, quindi, anche loro “belve primeve”. Dopo il II conflitto Mondiale, la Jugoslavia ricercava 800 criminali di guerra italiani e l’Etiopia 400. Per le autorità iugoslave i peggiori sono stati i Generali Mario Roatta e Pirzio Biroli, mentre per gli Etiopi il Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio ed il Generale Rodolfo Graziani. Questi 2 signori non furono mai sottoposti ad un processo, tanto che finirono i loro giorni nella serenità delle loro case. Se la legge germanica di guerra affermava che per ogni tedesco ammazzato sarebbero stati uccisi 10 italiani, i nostri generali fecero peggio perché per ogni soldato italiano ucciso sarebbe stati fucilati 50 civili e 10 per ogni ferito. In Jugoslavia furono rasi al suolo interi paesi ed uccisi tutti i loro abitanti e in Somalia l’uccisone di due aviatori italiani fu vendicata bombardando tre villaggi con il lancio di 71 bombe all’iprite. Il Generali Roatta nel 1945 subì un processo perché accusato per la mancata difesa di Roma dai tedeschi e per l’omicidio dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, ai quali gli amministratori bellonesi dedicarono una Piazza. In attesa della condanna, Roatta, fuggì dall’ospedale militare Virgilio di Roma rifugiandosi in Vaticano e da qui in Spagna. Nel 1948, scagionato dalle sue colpe, ritornò in Italia e morì a Roma il 1968. Non pagò le colpe delle atrocità commesse in Jugoslavia dove aveva allestito numerosi campi di sterminio. L’ordine che Roatta impartiva ai suoi uomini era:” radere al suolo i villaggi e deportare nei lager tutti i civili. Nei campi di sterminio si verificavano 50 morti al giorno, in totale 4641 seppelliti nelle fosse comuni. Il numero complessivo dei morti nei lager italiani è di 150.000. L’episodio più crudele avvenne nel villaggio di Podhum, non lontano da Fiume. Quando vi entrarono gli italiani, a nessun residente fu permesso lasciare il paese che fu saccheggiato ed incendiato con l’utilizzo dei lanciafiamme, mentre i mitraglieri sparavano contro la popolazione. Dopo cinque ore erano stati bruciate 320 case ed uccise 800 persone fra cui molti bambini. Il Generale Roatta si “divertiva” a lanciare in aria bimbi appena nati sparandoli con la sua pistola d’ordinanza. In una circolare scrisse: “Non occhio per occhio e dente per dente, ma una testa per ogni dente perché si ammazza troppo poco!”