Questo non é l’inizio: Siria fra ieri e oggi

Da qualche settimana i nostri telegiornali riportano terrificanti notizie circa la Siria. Le lotte fra i militari e i civili sono sempre più cruenti. Donne, bambini e uomini perdono ogni giorno la vita sotto ai bombardamenti dell’aviazione Siriana. Qualcuno parla di un nuovo conflitto, ma la realtà è ben diversa e si riassume in pezzi di storia troppo spesso trascurata. Tutto ha avuto in inizio con l’ascesa della famiglia Assad. Nel 1970, infatti, il Generale Hafez Al-Assad riuscì con un colpo di stato (l'ultimo dal 1948) ad impadronirsi della Siria. Nonostante anni di grande stabilità, di riforme sociali e di progetti infrastrutturali, il percorso governativo posto in essere da quest’ultimo fu caratterizzato da un potere fortemente autoritario e da un generale senso di malessere da parte della popolazione. Fin dal principio, ogni opposizione rivoltosa venne contrastata con la forza e nel 1982, proprio ad Hama, la città roccaforte di un cospicuo numero di "ribelli", l'aviazione Siriana fu responsabile della morte di oltre 20.000 persone. Lo stesso fratello del Generale, Rifat Al-Assad, venne esiliato, poiché sospettato di complottare contro il regime. Determinanti furono le tensioni causate dalle discriminazioni religiose nei confronti dei non-arabi e il malcontento di molti sunniti conservatori, convinti che gli alauliti, gruppo religioso a cui apparteneva Hafez, fossero una setta eretica allontanatasi dai principi dell'Islam. Proprio nelle mani di questi ultimi,che tutt’oggi non rappresentano più del 10% della popolazione, il Generale fece confluire le maggiori cariche amministrative e militari della Siria. Nel 2000, dopo la morte di Hafez, il potere passò al suo secondogenito: Bashar Al-Assad. Considerato da molti una personalità politica ambigua a causa di alcune decisioni in ambito internazionale, é rimasto fedele a molte delle scelte prese in precedenza dal padre: potere decentrato nelle mani degli alauliti, politica anti-istraeliana e annientamento immediato di ogni fazione contraria al governo. Nel 2011, la Primavera Araba, nota serie di rivolte e proteste avute luogo in molte regioni del Medio Oriente, raggiunse la Siria attraverso numerose manifestazioni, che terminarono nel Giugno dello stesso anno dopo un’ultima cruenta lotta. Qui a perdere la vita furono oltre 3800 civili e 2000 militari. Le opposizioni, i Giornalisti liberi e i Blogger vennero rinchiusi nella prigione politica di Tadmor. Proprio in questi giorni, a inizio Giugno, le proteste sono riprese. Ovviamente non si tratta di un nuovo conflitto. Il malcontento prosegue e i cittadini continuano a pretendere maggiori libertà e una giustizia più equa. La Legge speciale del 1963 non permette loro di manifestare il dissenso al regime, ma la popolazione è stanca e il governo non sembra interessato a rivedere le proprie posizioni. Il consiglio di sicurezza dell’ONU spinge per un’Azione esterna e immediata ai fini di far terminare le sanguinose lotte. Il veto contrario di Russia e Cina, rendono tuttavia impossibile qualunque intervento. Queste due Nazioni hanno interessi troppo alti per permettere la “caduta della Siria”. Non è infatti un segreto, che le nuove infrastrutture per la trivellazione del petrolio a Est del paese siano state costruite e pianificate da Russia e Cina. La caduta della Siria minerebbe inoltre la configurazione geo-politica attuale e scatenerebbe un effetto domino nei confronti del controllo pro forma in Libano e della situazione nel Golan. Le potenze del mondo meditano sul da farsi e ai media internazionali non è concesso fare ingresso nel paese. Le informazioni, parziali e sommarie, vengono rilasciate dagli organi non governativi. Migliaia di civili muoiono e molti superstiti vengono fatti oggetto di torture. Amnesty International fa pressioni per l’avvio di un’inchiesta e, dopo la sconvolgente statistica dei numeri di morti fra donne e bambini, qualcuno parla di genocidio. La situazione siriana è infatti totalmente differente da quella Egiziana e Tunisina. Nessun apparato “segreto” militare appoggia i civili. Al contrario, questi sono bersaglio di bombardamenti e sevizie. Un’opinione sul da farsi è estremamente delicata. Troppe situazioni latenti investono la Siria. È indubbia la ragione di chi lotta per eliminare il regime attuale. Tuttavia, ogni paese del mondo ha avuto le proprie rivoluzioni. Sono stati estromessi sovrani, dittatori e interi governi. I cittadini hanno il diritto di scegliere a chi affidare gli “affari di stato”. Si tratta della più scontata norma etica caratterizzante la Democrazia. Un’ingerenza esterna sarebbe però inopportuna e illegittima. Ogni Stato Libero e Sovrano deve lottare con le proprie forze per i propri Diritti. Bashar non intende abbandonare la guida del paese e molti analisti temono una nuova guerra internazionale fratricida. Prendere una posizione senza contraddirsi è difficile. E’ vero che non si possono lasciare correre ingiustizie del genere, ma è anche vero che non si dovrebbero combattere le guerre degli altri. Io mi schiero contro la Guerra. Sia quella in corso adesso, sia quella che probabilmente vedrà coinvolte le grandi potenze mondiali. La speranza è che le manifestazioni e le lotte si spengano da sole e che Bashar faccia un passo indietro per dare modo alla Nazione Siriana di SCEGLIERE chi volere al comando.

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