Muore una delle testimoni dell’uccisone di un nazista

Nella serenità della sua casa, circondata dall’affetto dei suoi cari, ha lasciato questa vita Maria Cafaro che, la sera del 6 ottobre 1943, insieme a sua sorella e a Teresa Marzio, giovane sfollata napoletana, fu testimone, nel cortile della casa paterna, dell’uccisione da parte di suo fratello Francesco, di un soldato nazista e del ferimento di un secondo. Dai primi anni del dopoguerra, fino ad alcuni anni fa, in Bellona circolava voce che la sera del 6 ottobre 1943 i nazisti erano due, mentre altri sostenevano che erano tre. I componenti la famiglia Cafaro non hanno mai gradito di parlare dell’accaduto. Il giovane universitario Vincenzo Izzo, da Calvi Risorta, decise di trattare l’eccidio dei 54 Martiri bellonesi nella sua tesi di laurea, ma desiderava colmare una lacuna: conoscere l’esatto numero dei nazisti coinvolti nella sparatoria. Per saperne di più ci recammo a casa Cafaro. Il portone di casa si aprì ed apparve Maria il cui volto, dopo tanti anni, conservava ancora la bellezza d’un tempo. Un cordiale sorriso affiorò sulle sue labbra e, gentilmente, ci invitò ad entrare chiedendo la ragione della nostra visita. “Signorina, le dissi, ci perdoni se le arrechiamo disturbo. Non vogliam0o rinnovare in lei un antico dolore, ma desideriamo sapere quanti erano i tedeschi la sera del 6 ottobre 1943”. Improvvisamente il suo volto assunse le sembianze di chi avverte il risveglio di un dolore serbato, per lungo tempo nel cuore. Restò alcuni attimi in silenzio e poi, scuotendo la testa, con voce sofferta rispose: “ Erano due …”. A questo punto si sentì la voce del fratello Francesco che, dal ballatoio, aggiunse : “Maria, hai dimenticato. I tedeschi erano tre: due graduati ed un Sottufficiale. Quest’ultimo, quando lanciai la bomba a mano, era sotto l’androne e intervenne per aiutare il ferito a ritornare presso il Comando ubicato nel vicino palazzo Battaglia-Pezzulo”. Avremmo voluto saperne di più, ma Francesco preferì tacere ed anche lui ha portato nella tomba la tragicità di quella sera. In breve l’accaduto: tre tedeschi, la sera del 6 ottobre 1943, forse presi dai fumi del vino bevuto, tentarono di violentare le due sorelle Cafaro e la loro amica Teresa Marzio. Intervennero i parenti, ci fu una sparatoria e Francesco lanciò una bomba a mano che provocò la morte di un soldato ferendone un secondo. La mattina del 7 ottobre 1943, i tedeschi misero in atto una feroce rappresaglia che portò alla cattura di circa duecento uomini inermi trattenendoli nella Cappella di San Michele in Via XX Settembre da dove, a gruppi da dieci, furono condotti presso una cava e fucilati. Ne uccisero cinquantaquattro, una strage i cui esecutori sono rimasti impuniti dagli uomini, ma non da Colui che tutto vede e tutto può.

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