Grazie al Primo Soccorso è salva

E' proprio così, con il Primo Soccorso, si è salvata A.G. bellonese di 43 anni, grazie al tempestivo intervento del Dott.

Filippo Abbate, Sindaco della Città di Bellona ed del Dott. Domenico Valeriani, Presidente del Consiglio Comunale. I fatti: Giovedì scorso alle ore 15.50 circa dopo aver dato le condoglianze ai familiari di G.A. nella Chiesa Madre di Bellona, i due Amministratori recandosi verso il parcheggio nel tratto retrostante la Chiesa Madre per prendere l'auto, si accorgevano della presenza di A.G. una giovane bellonese di anni 43 che giaceva a terra priva di sensi e affianco una signora anziana che cercava disperatamente di farla rinvenire. Prontamente i due Amministratori, intuito la gravità della situazione sicuramente dovuto al calore forte del pomeriggio, si sono precipitati a prestare il primo intervento alla malcapitata chiamando immediatamente il 118 e mettendo in atto le manovre previste dal Primo Soccorso. Messa in posizione di sicurezza ed assistita durante la prima fase d'intervento, solo dopo qualche minuto la giovane ha iniziato a riprendere conoscenza. Nel frattempo è arrivato ed intervenuto il personale specializzato del 118 constatando che grazie al Primo Soccorso effettuato dai due Amministratori, la giovane A.G. è stata salvata. L'interessata ha ringraziato i due Amministratori i quali si sono messi a disposizione ma nello stesso tempo raccomandandola di stare attenta al forte calore nei vari momenti della giornata, specialmente nel pomeriggio. Il Sindaco Abbate ci ha riferito: "Purtroppo finchè quest'ondata di calore non passerà giovani ed anziani devono stare molto attenti a queste forti temperature di caldo torrido. La nostra prestazione è stata immediata in quanto avevamo frequentato il corso di Primo Soccorso e quando avevamo capito la gravità della situazione prontamente siamo intervenuti. Per la giovane A.G. poteva andare peggio. Da questo episodio vogliamo prendere spunto per incrementare la possibilità di conoscere e diffondere il Primo Soccorso mediante corsi appositi che saranno organizzati soprattutto e non solo per i giovani delle scuole medie in quanto tutti debbono essere in grado di prestare una prima assistenza nel momento di una necessità altrui e soprattutto perchè il Primo Soccorso risulta essere una salvezza."

 

Afghanistan, 3 italiani della Garibaldi feriti in attacco, base colpita da pietre sollevate da razzo non esploso

 

Nunzio De Pinto

 

CASERTA – Un militare italiano è rimasto ferito ed altri due contusi in seguito all'attacco da parte di “insorti” ad una base in Afghanistan, nella zona di Bala Boluk. Il ferimento è stato provocato da terriccio e pietre sollevati da un razzo che è caduto all'interno della base, ma, fortunatamente non è esploso, alla base denominata “Tobruk”  in Afghanistan, nella zona di Bala Boluk. È successo ieri mattina tutto intorno alle 10 ora locale, le 7.30 in Italia: un razzo da 107 mm è stato lanciato all'interno della Fob, ossia la Forward Operative Base di Tobruk, a Bala Boluk, nel settore di competenza della Task Force South, su base Reggimento Cavalleggeri Guide, comandato dal Colonnello Francesco Paolo D’Ianni. Il razzo è caduto senza esplodere, ha spiegato il portavoce del contingente italiano in Afghanistan, il tenente colonnello Francesco Tirino in forza alla brigata “Garibaldi” di Caserta. Ma l'impatto dell'ordigno sul terreno ha causato la proiezione di terriccio e pietre, che hanno investito tre militari italiani. Trasportati nell'infermeria della base, per uno di loro si è reso necessario il trasferimento, a scopo precauzionale, al Role 2 di Farah. Gli altri due invece hanno riportato solo lievi contusioni. I militari coinvolti, uno originario di Napoli e gli altri due della provincia partenopea, sono rimasti sempre coscienti e hanno avvisato personalmente i propri familiari. L'area interessata è stata invece posta in sicurezza ed un nucleo di specialisti EOD (Explosive Ordinance Device) provvederà al brillamento dell'ordigno. Nel frattempo, dalla Nato giungono buone notizie che vanno nella direzione della cosiddetta “exit strategy”. Infatti, la Nato ha confermato alla stampa di avere chiuso oltre 200 basi in Afghanistan e di avere ceduto il controllo di altre 282 stazioni militari alle forze locali. Le 202 strutture chiuse erano di piccole dimensioni: alcune erano costituite da posti di blocco isolati, altre erano basi con un numero di soldati tra la dozzina e le 300 unità. La maggior parte delle chiusure hanno riguardato basi che si trovavano lungo le strade principali del Paese, distribuite in quasi tutte le province. Altre 282 basi della stessa dimensione sono state consegnate al governo afghano. Le forze internazionali ora operano in Afghanistan su circa la metà delle basi su cui operavano nel mese di ottobre 2011, quando erano ne dirigevano circa 800. A ritirarsi in gran parte sono soldati Usa, dal momento che la maggior parte delle chiusure riguardano basi statunitensi. “Man mano che i nostri partner delle forze di sicurezza afghane assumono maggiore responsabilità per la propria sicurezza, sempre più basi saranno chiuse ed affidate ai servizi locali”, ha riferito il brigadiere generale Steven Shapiro, che è a capo l’operazione di restituzione e consegna delle attrezzature. Shapiro ha detto che finora il governo degli Stati Uniti ha dato a quello afghano circa 20mila pezzi di equipaggiamento per un valore di circa 3 milioni di dollari, che vanno dalle sedie ai generatori di grandi dimensioni. “La nostra impronta qui continuerà a restringersi”, ha sottolineato Shapiro in conferenza stampa. Gli Stati Uniti hanno iniziato a diminuire le forze sul territorio, dopo aver raggiunto lo scorso anno un picco di quasi 103mila soldati, e prevede di scendere a 68mila unità in Afghanistan entro ottobre.

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