90° anniversario della Marcia su Roma
Secondo il Duce del fascismo Benito Mussolini, il 28 ottobre 2012 sarebbe l’inizio del 90° dell’era fascista. Ma le sorti della seconda guerra mondiale, nonostante la tragedia ed i lutti, sono state ben diverse e quella numerazione è possibile leggerla solo su alcuni residui opere architettoniche. A Caserta basta guardare al contrario il monumento ai Caduti.
La Città capoluogo di Terra di Lavoro quando si organizzò la marcia su Roma assunse un ruolo preminente per i tantissimi giovani intellettuali e professionisti che si aggregarono all’astro nascente Mussolini
Solo il 24 ottobre c’era stata l’adunata di Napoli, e quando il quadrunviro Italo Balbo, deluso per i risultati del convegno al teatro San Carlo e considerato il clima avverso di qui giorni, ebbe a dire “Camerati a Napoli cosa siamo venuti a fare, tanto ci piove” si comprese che era giunto il momento di passare dalle parole ai fatti per dare una spallata al governo Facta e conquistare il potere con la forza.
Un ruolo principale lo aveva Stefano De Simone originario di una nobile famiglia di Caiazzo un fiumano seguace di D’Annnuzio. Per aver fondato il GUF di Napoli fu arruolato nelle fila di Aurelio Padovani, il ras del fascismo napoletano. Fu proprio alla fine dell’adunata di Napoli che presso l’hotel Vesuvio si organizzarono le squadre per la conquista della capitale.
Per il concentramento dei Campani che dovevano partire per la capitale e caso mai combattere l’esercito qual’ora il Re avesse decretato lo stato di assedio fu scelto Puccianiello. Da quel giorno la frazione casertana passo nella Storia del fascismo.
La riunione avvenne a Qualiano e le squadre della Provincia agli ordini di Andrea Carafa D'Andria, (Napoli città al Comando di Vincenzo Oliveri, Castellammare al Comando di Andrea Esposito, Caivano al comando di Romano, Pozzuoli al comando di Elia, Portici, Torre Annunziata e Marano al Comando di Vincenzo Spinosa) si mossero per portarsi nei pressi di Caserta dove si effettuava il concentramento di tutte le forze della Campania ed il capitano Padovani fissava il comando chiamandone a far parte Nicola Sansanelli, Luigi Bona, Aldo Mancinelli, Roberto Zinzaro.
L’ordine di partire era cifrato doveva portalo un messo fidato con la frase segreta ai fascisti riuniti presso il Circolo Nazionale: “il pranzo è servito”. Il che significata che ci si poteva mobilitare.
Padovani a Puccianiello arrivò la sera del 27 “con le armi al piede per proseguire nell'azione nel caso gli eventi avessero consigliato l'uso della forza”. I Comandanti delle forze provinciali erano : Stefano De Simone per Caserta, Clino Ricci per Benevento, Fausto Fatti e Alberto Carfi per Avellino, Carmine Sorgenti degli Uberti per Salerno. Porta ordini di Aurelio Padovani, era il bersagliere Ferdinando Tollis, mutilato e quattro volte decorato al valor militare, il trombettiere che suonò l'assalto a Cima Quattro del S. Michele, gloria di Sante Ceccherini e del Battaglione Ciclisti.
Il Comando generale della Campania e l'accantonamento della legione napoletana vengono fissati al campo di Puccianiello. I nodi ferroviari di Caserta e di Cancello furono guardati dalle squadre fasciste. Altre squadre avevano occupato il deposito militare asportando munizioni e baionette. Il parco automobilistico comprendente cinquanta macchine, fra vetturette, camions e side-cars, era anche in mano dei fascisti,
Aurelio Padovani, ed i capitani Carafa d'Andria e Mauri con rapida mossa asportarono da Carditiello, sei botti di benzina e 100 latte di olio minerale, sacchi di pane e carne. I manipoli “La serenissima” comandata da Mimi Mancusi, la “Giovinezza” i “Falchi” comandati da Perrone, la “Lupi” e tutte le squadre napoletane e della provincia marciavano coi gagliardetti in testa, e con la fanfara “Franco Baldini” verso Caserta per andare a Roma.
Fra i legionari c’è anche il Barone Alberto Blanc, promosso per merito di guerra, al comando di due squadre di Terra di Lavoro. Più tardi sarà commissario del Partito fascista casertano quando pere beghe interne e per volontà del Duce fu sciolto e ricostruito.
Blanc mobilita anche la squadra d'azione di Ottaiano; che partecipa come riserva delle squadre napoletane. I dirigenti del piccolo Fascio erano: Ten. dott. Edoardo Mezza (segretario politico), ten. Mezza Raffaele e cav. Cola Arturo (comandanti di squadra), Saggese Amedeo, Scudieri Carlo, Esposito Strato (membri del Direttorio).
Un treno speciale era pronto a Caserta. Alle ore 23,40 la colonna campana, ordinata, giunse sul piazzale della stazione. Il comandante Padovani passò in rivista i manipoli. Alla stazione arrivano anche dal campo di Castel Morrone, ove si era adunata, la legione “Lupi del Matese”
Ci scappa il morto nella stazione di Caserta
Nel secondo dopoguerra tutti gli antifascisti l’uccisione di Marcellino D’Ambrosa il lupo del Matese agli ordini di De Simone l’attribuiscono all’azione di contrasto dei socialisti. Niente di più sbagliato D’Ambrosa fu dilaniato dallo scoppio di una bomba a mano che portava con se.
I Manipoli erano schierati davanti e dentro la stazione, quando improvvisamente dal fondo, echeggiava uno scoppio formidabile con un enorme fumo soffocante. Gli squadristi si precipitarono con le armi in pugno verso il luogo dello scoppio.
Un grido terribile di “a Noi !! “ si levò da tutti i petti, contemporaneamente numerosi colpi di rivoltella echeggiarono da più punti, e di li cominciò un crepitio di rivoltellate, che durò più minuti, finché il capitano Padovani coadiuvato da alcuni ufficiali riuscì a far cessare il fuoco.
E mentre vetri e calcinacci ancora cadevano, gli squadristi col loro capo Armando De Biasi si precipitarono nella stazione. Uno spettacolo terribile si presentò ai loro occhi. Il sedile dov'era seduto il diciottenne squadrista era divelto, sfasciato e, a qualche metro dal posto, in un angolo della sala in mezzo a calcinacci, c'era il corpo del disgraziato inerte, con i vestiti a brandelli, squarciato dallo scoppio. Furono raccolti gravemente feriti: il maggiore Mario Sordi fascista, Pietro Bianchi soldato del 20 artiglieria, Marco Visconti soldato 158° fanteria, Francesco Messeri fascista di Caserta, Luigi di Caprio fascista d'Alife.
Dopo qualche giorno i funerali con il manifesto di cordoglio fatto affiggere dal sindaco di Caserta Tommaso Picazio che ebbe un ruolo fondamentale nell’organizzare la marcia insieme a quello del prefetto di Terra di Lavoro Iginio Coffari che permetteva agli squadristi di leggere i dispacci che arrivarono in prefettura da Roma.