Sei mani sull’avorio: più pianisti per un unico pianoforte

Tutti noi siamo abituati ad immaginare il pianoforte come uno strumento che viene suonato da un’unica persona. Ciò è senz’altro vero alla luce del portato di quella musicologia che troppo a lungo ha trascurato l’importanza delle composizioni cameristiche in cui il pianoforte è suonato da più persone. Forse anche per questa ragione, non tutti sanno che, invece, una copiosa letteratura pianistica è stata concepita per forme di “collaborazione” alla stessa tastiera di più pianisti, impegnati in formazioni che superano il tradizionale “quattro mani”.
“Sei mani sull’avorio” di Gabriele Ottaiano è un’interessante volume che ripercorre proprio questo repertorio meno noto al grande pubblico, spesso sottovalutato anche dagli addetti ai lavori. Il libro – che ha il pregio di riportare la traduzione del testo in inglese – è il frutto di una passione che per l’Autore si traduce in ricerca e concerti dedicati a questo repertorio inedito: il M° Ottaiano, docente di Pianoforte principale al Conservatorio di Musica di Napoli “San Pietro a Majella” ripercorre, infatti, la storia del pianoforte, offrendo al lettore una visione colta su una produzione musicale che ha affascinato non solo i più grandi compositori ma anche nomi meno famosi del panorama musicale degli ultimi secoli. L’esposizione, pur rispondendo ad uno spiccato intento didattico, ha l’innegabile pregio di chiarire legami molto interessanti quali ad esempio quello che si instaura tra musica e finalità pedagogiche (si vedano le belle pagine dedicate alle composizioni a sei mane tra la forma della trascrizione e il diletto del compositore, pagg. 32 e ss.).
La ricerca compiuta è approfondita sia dal punto di vista delle notizie musicali reperite e riportate – l’Autore non dimentica mai di fornire dettagli che spesso la musicologia più accreditata sottovaluta – che dal punto di vista della contestualizzazione storica di ogni composizione. Il metodo espositivo è, al contempo, diacronico e sincronico e ciò agevola moltissimo il lettore meno avvezzo alle periodizzazioni della storiografia contemporanea.
Completa il libro una preziosa appendice recante i frontespizi di alcune delle composizioni a più mani richiamate nel testo.

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