“Il problema del dolore in Pascoli”
Cancello ed Arnone – Plumbeo il cielo di novembre. La generosa “Estate di San Martino” è già passata. Tutto è tornato autunnale: il clima, il paesaggio, il cuore… In questa malinconica eppur benefica atmosfera, capace di indurre talora a riflessioni perfino struggenti, il gruppo Letteratitudini ha affrontato, leggendo e commentando preselezionati brani, “Il problema del dolore in Pascoli”. Un approccio denso di rievocazioni biografiche, esistenziali, dolcemente poetiche. Una full immersion nella vicenda umana e letteraria di un autore i cui celebri versi restano stampati nella memoria profonda di quanti hanno avuto modo di apprezzarli sui banchi di scuola già tanti anni fa. Semplici, trepidanti, dolenti i componimenti sui quali il gruppo, sempre amabilmente diretto da Tilde Maisto, s’è soffermato. Leimotiv condiviso della serata il convincimento pascoliano racchiuso nell’espressione “Il dolore è ancor più dolore, se tace”. Quasi dissacrante, ma tuttavia non elusa, l’analisi delle probabili morbosità che avrebbero condizionato la vita e l’opera del poeta: miccia accesa da un richiamo al libro “I segreti di casa Pascoli” dello psichiatra Vittorino Andreoli. Ne ha analizzato gli snodi controversi il gruppo, che comunque ha superato il guado preferendo approdare ad una conclusione così riassunta: “Dal dolore Pascoli imparò una grande verità: bisogna sempre dire una parola di perdono, di bontà, di pace e di amore amore agli uomini che, a volte, fanno del male a se stessi e agli altri senza rendersene conto”. Rinviata a gennaio la problematica di carattere storico, il nuovo incontro di Letteratitudini previsto per il prossimo 13 dicembre, sarà riservato ad un argomento non meno accattivante: “ Croci e delizie del matrimonio in ‘Anna Karenina’ di Leone Tolstoj”. In tal modo circoscritta l’attenzione per uno dei capolavori della letteratura russa, il gruppo tenterà di attualizzare la lezione di Tolstoj, incardinandola nei tratti dominanti dell’odierna vita coniugale ed esplorando inevitabilmente analogie e differenze rispetto alla temperie ottocentesca che fa da sfondo alla narrazione che vide protagonista l’aristocratica Anna tornata quest’anno alla ribalta cinematografica per l’interpretazione di Keira Knightley nel film di Joe Wright. Quali e quanti i motivi che la indussero a dare inizio alla passionale relazione con il conte Vronsky? Sfuggire alla condanna di un matrimonio infelice fu (ed è tuttora) un diritto, un’inesorabile e risolutivo sbocco o un ulteriore bombardamento nella sfera affettiva? Gli appassionati di letteratura che desiderano prender parte al percorso di Letteratitudini potranno certamente intervenire.