La guerra per gli spazi pubblici
Studenti, cittadini, associazioni, movimenti dànno, ormai da settimane, seria battaglia (e non pochi grattacapi) agli «abitanti» di Palazzo Castropignano per la liberazione di uno spazio (anzi, ex spazio o, meglio, spazio in via di definizione) verso cui, sembrano, coincidere le aspirazioni di molti: l’ex sede della biblioteca comunale in via Roma.
Mirevoli le intenzioni (creazione di una mensa per i poveri, di un spazio in cui promuovere la socializzazione, in cui dare sfogo ai talenti ed alla creatività, in cui poter tenere concerti, cineforum e pubblici dibattiti, ecc.) eppure, in questa voglia di spazi, in questo desiderio di cittadinanza attiva (più volte ritrovatasi, in passato, dapprima intorno ai locali al piano terra delle palazzine di piazza Commestibili, poi al complesso di Sant’Agostino e, poi, fino alla recente cacciata, nelle sale dell’ex caserma Sacchi) c’è qualcosa che non va. Diciamo… una disattenzione, in parte fatale, che fa ironia al pensare che lì vicino, in piazza Ruggiero, si sono più volte dati appuntamento i «combattenti» per lo spazio libero.
Infatti, mentre si rincorre l’ultimo angolo libero di ex biblioteca (tra il terrore degli abitanti della zona e della dirigenza della scuola elementare Lombardo Radice), molti dimenticano la presenza del vero «gigante dormiente» del centro cittadino, intorno al quale, con un po’ di volontà, si potrebbe fare tanto, ma veramente tanto: l’ex palazzo delle Poste Centrali in piazza Duomo.
L’edificio – inaugurato nel 1926 e progettato da una delle grandi firme dell’architettura casertana del ‘900, Vincenzo Memma – è stato abbandonato, ai piani superiori, definitivamente, nel 2001. Da allora, a parte l’ufficio postale (da poco ristrutturato) di Caserta 1, posto sul lato che dà su via del Redentore, il resto della struttura vive in una condizione di incuria totale. Nulla sembra disposto a fermare la continua e rovinosa caduta delle decorazioni a stucco che, puntualmente, sono pronte a piombare sulle auto parcheggiate in basso. Nessuno aspira a salvare il monumento – in particolare: né Poste Italiane (che possiede l’edificio), né la Soprintendenza (che dovrebbe salvaguardarlo) – ritenendosi pronto a riconsiderare il vero valore di una struttura grande 1.200 metri quadri per piano. Un mostro di storia e cubatura… votato al nulla più totale.
Eppure, la direzione provinciale di Poste Italiane – che, in passato, più volte si è vantata dei grandi risultati conseguiti per operazioni ed obiettivi raggiunti nelle agenzie della provincia… ma che, per Caserta, fa poco, o niente – potrebbe anche decidere muoversi, nel giro di vite sugli spazi pubblici casertani, sensibilizzando i vertici nazionali e facendo rientrare, sotto altre forme, almeno parte degli introiti portati da cittadini ed imprese casertane, provocando un’azione filantropica di ritorno culturale (fatto non nuovo per Poste Italiane, che fa già tantissimo per salvaguardare l’emeroteca Tucci di Napoli) che le garantirebbe non poca visibilità.
Non si tratterebbe di un regalo, ma di un gesto di buona volontà. Basterebbe poco, pochissimo, per salvare l’edificio storico e concedere, ad un prezzo convenzionato (che ne garantirebbe anche la manutenzione in toto), uno spazio ad una o più associazioni, gruppi e movimenti, dividendo le grandi sale dei piani superiori ed offrendole per la creazione di una vero spazio civico destinato a tutti. Un piccolo investimento, forte di un sicuro ritorno, permetterebbe di recuperare un monumento cittadino e garantirebbe quell’aspettativa, più volte delusa, di creazione di una «casa delle associazioni» casertana.
Il Gruppo Diocesano di Caserta della Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) lancia la provocazione ed è pronta ad offrire la propria disponibilità a Poste Italiane per un confronto pubblico sulla conservazione e valorizzazione dell’ex palazzo delle Poste Centrali di Caserta e per la possibilità di creazione di un sistema di spazi destinati alle associazioni all’interno della stessa struttura.
Gianrolando Scaringi – 333.7271484