La storica collina Palombara e Sicopoli
Le continue ricerche storiche su Bellona e dintorni questa volta ci portano nei pressi di Triflisco, frazione di Bellona, dove è ubicata la collina Palombara, così chiamata, forse, per i numerosi colombi (palombi) che un tempo nidificavano sulle vicine case di campagna. Nell’anno 841 i Saraceni, occupata e distrutta la città di Capua (oggi S. Maria Capua Vetere), costrinsero i residenti a rifugiarsi sulla collina Palombara dove il conte capuano Landulfo fece costruire case in legno e all’agglomerato diede il nome di Sicopoli, in onore del suo amico Sicone principe di Benevento. Dopo 15 anni, nell’anno 856, i Saraceni incendiarono Sicopoli ed i capuani ritornarono in pianura.
Guidati dal conte Landulfo, fondarono la nuova Capua presso l’antico ponte di Casilino.
Oggi dell’antica Sicopoli restano: un epitaffio, un cippo sepolcrale, una torre di guardia, iscrizioni in latino ed i resti delle mura perimetrali. L’epitaffio ricorda Anniperga, figlia del duca di Amalfi e moglie del conte capuano Pandone, morta all’età di 45 anni. La sua tomba, secondo lo storico Francesco Daniele, dovrebbe essere posizionata ad occidente della villa sita sul colle.
Dalla collina Palombara, luogo ameno ed incantevole per la salubrità dell’aria e la dolcezza del clima, si possono osservare: il mare di Mondragone, il monte Tifata, i monti Trebulani, la catena del Matese ed il fiume Volturno, un tempo dalle azzurre acque oggi tanto inquinate. Sul colle Palombara, durante il regno dei Borbone, il Re Ferdinando IV si recava a caccia di fagiani, cinghiali e uccelli di ogni genere. Molti sono gli avvenimenti di cui è stato testimone l’antico colle: vi si accamparono le truppe di Annibale pronte ad aggredire l’antica Capua, quelle borboniche di Federico II, i garibaldini prima della battaglia del Volturno ed infine le truppe germaniche con le loro artiglierie e quelle Alleate dopo la cruenta battaglia sul Volturno durante la II Guerra Mondiale.
Dal colle Palombara, forse, ancora oggi riecheggiano nella notte le urla dei prigionieri che Annibale ordinò di crocifiggere e le urla dei legionari Romani che contesero, ai Cartaginesi, il dominio della collina seminando morte e distruzione.