Angherie e violenze contro i residenti dell’Antico Villaggio
Le angherie che le soldataglie guidate da Cesare Borgia commisero contro la città di Capua, colpirono anche i pacifici residenti del vicino Villaggio di Bellona che subirono saccheggi, violenze e stupri. Seguirono anni di vita serena e laboriosa fino al 1799 quando le masnade francesi del generale Championnet, accampatesi nei villaggi circostanti Capua, aggredirono con inaudita crudeltà le pacifiche popolazioni, fra cui quella di Bellona che, più di tutte, fu sopraffatta e sottomessa alle prepotenze degli occupanti. L’8 settembre 1860 il IV e XV battaglione dei Cacciatori delle Alpi si attendarono, ad est di Bellona, nei pressi delle contrade Colatella e Contessa. Il 25 ottobre 1860 transitarono per Bellona i garibaldini diretti nella pianura di S.Angelo in Formis per scontrarsi con l’esercito borbonico nei pressi del fiume Volturno. Lungo l’unica strada allora esistente (oggi Via 54 Martiri) fu ferito Nino Bixio che, nei pressi dell’attuale convento delle Suore Ancelle dell’Immacolata, fu soccorso da premurosi residenti. Nel frattempo una squadra di garibaldini, con a capo Garibaldi, transitò per Bellona diretta a Teano per incontrare Vittorio Emanuele II. Il condottiero chiese una guida e un bellonese, Crescenzo Marra, si offrì alla testa del gruppo. Il 28 ottobre 1860 Garibaldi attraversò di nuovo Bellona per l’imminente battaglia sul Volturno. Giunto a Triflisco, sostò nei pressi delle sorgenti di acqua minerale per soddisfare la sete. Prontamente accorse Rosa Tremamunno, moglie di Francesco Natale Ramella, che gli offrì una brocca ricolma della gustosa acqua sorgiva. Alle ore 22 dello stesso giorno, iniziò la battaglia che terminò il 2 novembre giorno in cui Capua si arrese. Ed anche allora Bellona fu invasa, questa volta dai garibaldini che, contro gli inermi residenti, scaricarono tutta la loro rabbia compiendo razzie e violenze.