Domani si ricorda Don Bosco

Don Bosco è stato il precursore dell’educazione popolare. Nato da una famiglia povera di contadini si dedicò ben presto all’assistenza  della gioventù indigente. L’incontro con la devianza, l’emarginazione, il disagio giovanile nella realtà urbana della nascente industrializzazione torinese, gli fanno riconoscere la sua prima vocazione: quella di educatore e di teorico dell’oratorio. Giovedì 31 gennaio, in occasione della festività del santo (che morì il 31 gennaio 1888), alle ore 11.00, presso il la Scuola Primaria “Don Bosco” in via Monteoliveto, docenti ed alunni ricorderanno il grande educatore con la proiezione del film “Don Bosco” di Lodovico Gasparini, con Flavio Insinna, Lina Sastri, Charles Dance e Alessandra Martines. Partendo da un momento tragico in cui don Bosco è in fin di vita, il film racconta tutte le fasi salienti della sua vita. Dalle umili origini alla scelta del sacerdozio, dall’impatto con la realtà  dei ragazzi affamati, sbandati e prossimi a delinquere, alla decisione di prodigarsi con tutte le sue forze per aiutarli; dalla creazione del primo oratorio all’amicizia con il papa Pio IX.  Durante la manifestazione, cui parteciperanno gli alunni delle classi terze e quarte, è previsto l’intervento del Preside Paolo Mesolella che ricorderà brevemente il grande educatore dei poveri. Don Bosco ha dell’educazione una prospettiva caritativa: in una realtà sociale in cui la condizione dei poveri è estremamente precaria sia dal punto di vista materiale che morale, nasce in lui l’esigenza di educare il giovane ad essere buon cittadino in un ambiente protetto, con il metodo del “Sistema preventivo”. Anche quando appare utile somministrare un castigo, diceva, non dovrebbe mai assumere l’aspetto di una vendetta o di un’umiliazione. In questo senso Don Bosco s’innalza sui pedagogisti del suo tempo: Lambruschini, Rosmini, Foerster, il Locke. Don Bosco capì che le maniere forti erano la grossa piaga del suo tempo; che queste avrebbero avuto l’effetto contrario, che l’educazione esige calma e amore, e non è possibile educare in un animo turbato dalla paura, dalla collera o dal risentimento. “Minacciare uno scolaro perché capisca – osserva Don Bosco- è come mettere la rivoltella all’orecchio del pittore perché faccia più presto un capolavoro”.

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