No all’impianto di Stoccaggio a Lo Uttaro
Alla luce delle notizie apparse negli ultimi giorni sulla stampa, le associazioni: Com.E.R. – OsservAzione Città di Caserta – Legambiente Circolo di Caserta hanno fatto sapere che “…. non possiamo che ribadire con forza il nostro NO incondizionato alla sciagurata ipotesi di una apertura del sito di stoccaggio di rifiuti pericolosi e non pericolosi in area Lo Uttaro, autorizzato dall'improvvido decreto regionale dell'agosto 2011”. Dunque, tornano a mobilitarsi (per la verità non si sono mai “smobilitati”) i Comitati Cittadini e le Associazioni che si sono battuti in tutti i modi possibili contro tale eventualità, sia attraverso un autonomo ricorso, sia sensibilizzando la popolazione e le istituzioni locali sul pericolo di tale autorizzazione. In verità tutti i Comuni interessati, da Caserta a quelli confinanti di San Nicola la Strada, San Marco Evangelista e Maddaloni, hanno proposto ricorso contro il decreto regionale, ma” – sottolineano – “le ragioni dei privati hanno trovato maggiore tutela da parte degli organi giurisdizionali amministrativi rispetto alla tutela dell'ambiente”. La salute di circa 200.000 cittadini della conurbazione interessata dal sito di Lo Uttaro è nuovamente messa a grave rischio. Ripercorriamo i fatti che hanno portato alle decisioni del TAR Lazio che, nei mesi di luglio e dicembre 2012, ha rigettato i ricorsi presentati dai cittadini casertani, dalle scriventi associazioni e comitati nonchè dai quattro comuni della zona. L’impianto fu autorizzato, a seguito di una conferenza di servizi conclusasi il 21 luglio 2011, con un decreto regionale datato 11 agosto 2011 pubblicato sul bollettino ufficiale della Regione Campania il successivo 16 agosto e che autorizzava la New Ecology all'apertura del sito. Pochi giorni prima però, il 4 agosto, la giunta regionale aveva adottato il Piano di bonifica che, nell’ambito del Sito di interesse nazionale Litorale Domitio Flegreo, sub perimetrava l’Area Vasta da bonificare di Lo Uttaro inserendovi anche la particella dove è stata autorizzata la realizzazione del sito di stoccaggio. Ma il TAR Lazio ha preso in considerazione la precedente perimetrazione che non comprendeva tale particella e, in base a ciò, in maniera non corretta secondo i Comitati e le Associazioni, ha rigettato i ricorsi. Restava un ulteriore aspetto poco chiaro relativo ad un Autorizzazione all’immissione in fogna comunale rilasciata alla società New Ecology dall’Autorità di bacino laddove, però, la fogna comunale non c’è. Ma anche in questo caso il TAR Lazio ha ritenuto valida, in assenza di querela di falso dell’atto impugnato, l’autorizzazione rilasciata dall’Autorità di bacino. “Per questo” – hanno fatto sapere i Comitati in una nota – “ci aspettiamo che in primo luogo il Comune di Caserta, come già annunciato dal Sindaco e nel rispetto anche di quanto deciso con la delibera di consiglio comunale dell’8 novembre 2011, in cui vietava qualsiasi insediamento insalubre nell'area de Lo Uttaro, porti avanti con determinazione la battaglia per evitare che si possa aggiungere un nuovo impianto di trattamento rifiuti in un’area che al contrario è già interessata da una preliminare intervento di caratterizzazione onde procedere alla successiva bonifica”. Per lo stesso motivo appare necessario che anche la Regione Campania faccia la sua parte rivedendo in autotutela il procedimento per l'autorizzazione dell'impianto, come da tempo hanno richiesto le Associazioni e come ha chiesto la stessa Provincia di Caserta che, nel settembre 2011, ha aggiunto il proprio parere contrario a quello a suo tempo già espresso dal Comune. Contro la decisione del Tar, comunque, ha già proposto appello al Consiglio di Stato il Comune di San Nicola la Strada grazie all’unanime decisione dell’intero Consiglio comunale e le Associazioni restano in attesa della decisione del supremo organo amministrativo, fiduciosi che il Consiglio di Stato possa riformare la decisione del TAR. “Se così non fosse” – conclude la nota – “siamo pronti a mettere in atto ulteriori iniziative per contrastare l’apertura dell’impianto, che potrebbe mettere in discussione la bonifica dell’area e peggiorare la già precaria situazione ambientale della zona”.