Bersani, ultima tappa in Piazza del Plebiscito

Si chiude a Napoli la campagna elettorale del Partito Democratico, l’ultimo comizio in una delle regioni chiave per la vittoria al senato del PD. La città risponde con entusiasmo all’appello, si vedono felpe, bandane e bandiere del PD. C’è chi parla di una piazza gremita e chi invece di un mezzo flop.  Tra i siti circolano  le immagini di una piazza semivuota che però non rendono onore alle migliaia di persone che col passare del tempo si affolleranno fino a riempire gran parte della piazza. La prima parola spetta al Segretario Nazionale del Partito Socialista Italiano, Riccardo Nencini, cui segue l’intervento della comica Geppi Cucciari che ripercorre per immagini alcuni punti della biografia di Bersani, invitandolo poi a salire sul palco come sostituto del vero leader del PD Renzi. C’è subito l’appello al voto come “passaggio storico per il paese che chiude una stagione durata vent’anni” e c’è un riferimento alla campagna elettorale da molti descritta come la peggiore degli ultimi anni ma che per il PD, è stata invece un’occasione per recuperare quel senso di partecipazione che solo le primarie e le parlamentarie potevano risvegliare. Una campagna basata sull’idea che un cambiamento è possibile e i due terzi di rinnovamento nei seggi del PD alla camera ne sono una prima dimostrazione. Inevitabili le critiche rivolte agli altri partiti: Monti che non ha riconosciuto la fedeltà dimostrata in questi mesi al governo tecnico, Berlusconi che invece di far finta di restituire l’IMU, “potrebbe restituire i soldi delle quote latte, del salvataggio dell’Alitalia o del condono non incassato nel 2002”, Grillo che utilizza la rabbia e il disagio diffuso e li indirizza verso direzioni ignote e antidemocratiche e infine Maroni che con l’individualismo e l’egoismo della Lega vuole diffondere “l’idea che il più forte si salva da solo”. Punto centrale del manifesto politico del PD è il lavoro: strumento di dignità e di libertà. C’è poi una particolare attenzione ai Diritti, con un  riferimento specifico alle unioni civili ,alle  nuove leggi sull’immigrazione e al diritto allo studio e più in generale alla scuola, alla sanità e alla sicurezza come “sistemi universalistici che non possono essere affidati al mercato”. L’esigenza di puntare su un’economia reale, sulle politiche per la cultura, sugli investimenti per la banda larga, sulle norme per il conflitto di interessi e sull’abuso di posizioni dominanti. Un grosso impegno per il cambiamento del paese ed un “impegno raddoppiato” per il sud in cui vi sono ragioni di eguaglianza sostanziale che dovranno necessariamente guidare le scelte politiche del paese. Il 24 e il 25 gli Italiani decideranno se credere o meno in questa forma di cambiamento ma una cosa è certa: “non si può più camminare sulle macerie…ecco perché non basterà governare ma bisognerà anche cambiare”.

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