La miseria di oggi è un dono

Non é solo un debole chi si toglie la vita perché ha delle difficoltà economiche. E' anche un insulto. Prima di tutto alla storia e alle generazioni precedenti che hanno combattuto mangiando un pezzo di pane a settimana per la guerra e la carestia. In secondo luogo, verso tutte le popolazioni che oggi sopravvivono col sorriso nonostante vivano nel fango mangiando a morsi solo le speranze. E in fine, nei confronti di chi ogni giorno lotta per sopravvivere a una malattia o al precoce destino che Dio (qualunque Dio) gli ha riservato.
La situazione di oggi é orrenda. Davvero orrenda. Ma c'è anche da dire che nel tempo ci siamo abituati al lusso, ai vizi e alle comodità. Siamo stati plagiati per pretendere solo cose semplici. Servite perfettamente su piatti d’argento possibilmente "usa e getta". Per non doverli nemmeno lavare. Ci siamo abituati ad avere tutto, trascinandoci la ricca mentalità che gli anni '90 ci hanno fatto vivere. Abbiamo vissuto oltre quarant'anni nell'illusione che é un fallito il padre che non può dare al figlio un telefonino, una vacanza studio o sei paia di scarpe.
Abbiamo completamente perso la scala dei valori e dell'importanza dello spirituale. Non capiamo più niente, confusi dai moderni usi e costumi. Noi vogliamo tutto. Anche quello che non possiamo avere. Ci siamo ridotti ai surrogati, alla furbizia e all'invidia. E quando questi elementi non bastano … la nostra unica arma é scomparire. Essere invisibili. Molti si credono forti. "Ci vuole un bel coraggio a togliersi la vita" dicono.
No. Non posso accettarlo. E nemmeno voi dovreste dare credito a questa bugia. Non sono coraggiosi gli uomini che si uccidono. Sono deboli. Forse non possono nemmeno essere chiamati uomini. Perché se ci pensate … questa debolezza in realtà fa parte solo di pochi e non “dei più”. Forte, coraggioso, virtuoso è chi aiuta il prossimo non avendo quasi nulla. E’ l'anziano che sopravvive mangiando dai cassonetti. E' il barbone che vive in strada alla giornata abbracciando il suo cane. E' la madre che si prostituisce, non necessariamente vendendo il proprio corpo, per sfamare i suoi figli. E' chi se ne va con la testa alta per trovare fortuna. E' chi dice la sua, chi si arrabbia, chi va in Piazza a manifestare.
Caro Giorgio, vedo tuo figlio con quell'Ipad in mano. La cover lucente, le cuffie e le applicazioni a pagamento. Ma tu non ci sei perché devi lavorare per mantenere queste agiatezze. Poi vedo anche tuo figlio caro Andrea, che ha solo la televisione e non può giocare coi videogiochi. Che a mensa può mangiare "solo il panino", perché non potete permettervi la mensa scolastica. Ma anche tu non ci sei. Perché sei triste, ti senti perso, fallito. E se prima non ci sei con la mente, ora non ci sei col corpo perché ti sei tolto la vita lasciando solo tuo figlio. Dandogli il peggiore degli esempi : che quando va male … basta farla finita senza lottare. Poi penso ai bambini del Ghana. Non mangiano, muoiono ogni giorno, non studiano. Sono sporchi, nudi, malati. Ma sorridono. Il sole di Elmina li rende vivi. Più vivi dei Ricchi che abbiamo qui. Poi mi capita di chiudere gli occhi … e di pensare ai miei nonni, che hanno combattuto il fascismo per permettermi oggi di essere viva. Hanno perso padri, fratelli, figli, mogli. Ma mai lo spirito. Non mangerò per settimane. Ma mi ciberò dei ricordi e di chi davvero ha visto la povertà. Tutto questo te lo sussurro … per evitare di svegliarti Amico mio. Dormi tranquillo, soffocato da una realtà “fantoccia”. Ma la verità … è che la miseria di oggi é un dono.

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