Perchè un incendio non può cambiare le cose

È trascorso poco più di un mese dall’incendio che la sera del 4 marzo ha distrutto la quasi totalità di  Città della Scienza, ed un arco temporale così breve ha visto il susseguirsi di una molteplice serie di eventi , tutti indissolubilmente legati da una volontà comune: ricostruire e recuperare quello che la città della scienza rappresentava. Lo dimostrano le manifestazioni di solidarietà venute dai cittadini , dalle istituzioni, dal mondo della ricerca e dell’arte: la fondazione Campania dei festival, devolverà l’incasso del festival di quest’anno alla fondazione Idis, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica ha già stanziato 5 milioni per la ricostruzione, altri 15 milioni arriveranno dal piano di azione e coesione e non c’è ancora una stima precisa delle donazione arrivate numerose da tutta l’Italia. Un’unica voce fuori dal coro proviene dalle pagine de “Il foglio” con un articolo dal titolo “dovevano bruciarla prima” in cui l’autore recrimina  l’assenza di premi nobel nel curriculum del fondatore e la mancanza di contribuiti effettivi dati alla ricerca. Sfugge all’autore dell’articolo l’obiettivo che la fondazione perseguiva: avvicinare bambini, ragazzi e adulti alla scienza , di certo non mirare alla scoperta del bosone di Higgs. Attualmente invece il centro del dibattito riguarda la localizzazione della struttura. L’incendio ha riacceso antiche discussioni riguardo il futuro dell’intera area di Bagnoli. Il fronte è diviso tra gli ambientalisti, che vorrebbero vedere attuata la Variante al piano regolatore generale del 96 e il PUE ( piano urbanistico d’esecuzione) del 2005  che in attuazione alla legge 582/1996 prevedono “il ripristino della morfologia naturale della costa” e la bonifica dell’area e chi invece ritiene che la struttura debba rimanere dov’era perché legittimata dall’accordo di programma dell’11 marzo 1997. Bisogna precisare che tale accordo stabilisce che la struttura rimanga “provvisoriamente” dove la Variante prevede il ripristino della spiaggia  e che il trasferimento degli edifici incompatibili “non potrà aver luogo fino a quando non si abbia l’ammortamento degli investimenti relativi alla ristrutturazione degli immobili stessi”. D’altro canto se dal 2005 ad oggi la Variante non  ha trovato attuazione non si può dire che la responsabilità sia della Città della Scienza, quanto piuttosto della mancata bonifica. Dunque non è la Città della Scienza che impedisce l’attuazione del PUE e non si vede come la sua diversa collocazione dovrebbe sbloccare la situazione di stallo in cui si trova l’intera area. Sul punto si pronuncerà entro il 30 aprile un comitato interistituzionale istituito per la valutazione comparativa delle possibili alternative di localizzazione. Delocalizzare significherebbe riconoscere la vittoria di coloro che hanno incendiato la struttura ed il rischio è che Bagnoli si ritrovi ancora una volta abbandonata a se stessa, senza la spiaggia e senza neanche più Città della Scienza.

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