E’ finita la festa, Deo Gratias!
Con un enorme fracasso di fuochi d’artificio si è conclusa la festa in onore della S. Patrona Maria SS. di Gerusalemme. La solenne ricorrenza consiste in due momenti: il religioso ed il “civile”. Il momento religioso ha inizio con la celebrazione di S. Messe nella chiesa Madre ornata con fiori e drappi variopinti; segue la solenne processione della Sacra Immagine lungo le vie della città accompagnata da una folla di devoti, dalle congreghe religiose e dai concerti musicali. E fin qui tutto procede nella più assoluta serenità e devozione. I guai cominciano quando si passa al così detto “momento civile”, quando cioè entrano in azione i fuochi pirotecnici. E’ un susseguirsi di assordanti scoppi messi in atto da tre “fuochisti” che fanno a gara a chi le spara più grosse. Si ha la sensazione di essere ritornati agli anni della II Guerra Mondiale!- Mai come quest’anno si è toccato il culmine della follia: l’intensità delle esplosioni ha mandato in frantumi molte vetrate delle cappelle gentilizie del nuovo cimitero ed i vetri delle finestre delle dimore ubicate nelle vicine contrade. Abbiamo interpellato molti concittadini i quali non condividono questa stramba tradizione che mette a soqquadro un’intera città creando apprensione per la stabilità delle loro case, dell’antico campanile e della chiesa Madre. I vetri di un’auto parcheggiata nei pressi della “linea di fuoco” sono andati completamente in frantumi. Coloro che si professano “fedeli” affermano che tale “bombardamento” è fatto in onore della S. Patrona. Invece, a mio parere, afferma Luigi S. la Madonna, in quei giorni di Festa, gradirebbe di certo un particolare sguardo a coloro che vivono nella miseria e nell’indigenza . E mentre alcuni affermano che quelli sono “i soldi della Madonna” per cui non vanno utilizzati per altri scopi, altri (i benpensanti) affermano che non devono neppure andare in fumo in maniera così esagerata, in rispetto ad un’antica tradizione!. Che ben vengano i fuochi pirotecnici, ma senza eccedere! Auguriamoci che venga il giorno in cui gli organizzatori rinsaviscano!”. Conclude Luigi