Omaggi campani alla pasta: da Pazzaglia al Museo di Acerra
La cultura del mangiar gustando, della tradizione gastronomica campana legata al culto della pasta, riconosciuta nella sua veste divulgativa, scientifica, più che aneddotica e spicciola. L’invenzione della pasta di Riccardo Pazzaglia, edito da Guida, lo scorso mese ha ricevuto il premio indetto dal Museo Nazionale delle Paste Alimentari, sezione Mercato; è un riconoscimento giunto postumo, per l’intellettuale napoletano scomparso nel 2006, tributato per il merito di aver configurato le esatte proprietà alimentari e il ruolo storico rivestito dalla pasta. Come già evidenziato dai suoi recensori, L’invenzione della pasta non si vincola all’enumerazione di aneddoti più o meno gradevoli, ma ripercorre i frangenti di un’epopea culinaria, fatta di alimenti semplici, costitutivi del modo di concepire l’alimentazione mediterranea; è appunto opera storico-scientifica, dotata del taglio stimolante ma lineare della scrittura di Pazzaglia. Giusto a conferma della propria versatilità (fu scrittore, autore teatrale, autore di testi, anche per Modugno, impegnato in radio e in tv, regista e attore), lo stesso Pazzaglia corredò il libro di una romanza, di cui è interamente autore, dal titolo “Il cognome della Pasta”, in omaggio a Giuditta Pasta, celebrità del teatro d’opera ottocentesco. Eppure l’opera di Pazzaglia non è un caso isolato nel panorama campano, patria elettiva della pasta; nel 2006, il Centro di Cultura “Acerra Nostra” e il Museo di Pulcinella di Acerra, con il patrocinio dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, hanno prodotto un godibile lavoro sul tema, dal titolo Note in pasta – Quante arie per i maccheroni. Si tratta di una piccola antologia musicale, derivata da accurate ricerche storiche, sui profumi, i colori e le suggestioni destate dall’alimento principe della tavola partenopea. Nove esecuzioni del Complesso Bandistico “G. B. Pinna” di Acerra, diretto da Egidio Napolitano, di altrettante composizioni di Pietro Labriola, Egidio Napolitano, Vincenzo Giuseppe Mela, G. Battista Martini, Giusto Dacci e Venceslao Agretti Spagnoli, oltre che di partiture anonime; iniziativa che prosegue il filone di studi etnomusicali del Centro e del Museo di Acerra, esaltando sapori, versi e “arie” in omaggio alla storia della delizia nostrana.