I bambini di Cold Rock – Recensione

Una sceneggiatura solida e una cittadina decadente alla Stephen King che fa da sfondo alle vicende sono i punti di forza del terzo lungometraggio di Pascal Laugier, con una Jessica Biel convincente a metà. Cold Rock è una cittadina mineraria nordoccidentale del Pacifico devastata economicamente e spiritualmente da un misterioso fenomeno:  la continua sparizione di bambini. I pochissimi testimoni parlano di un’inquietante figura che si aggirerebbe nei boschi circostanti chiamata The Tall Man, L’Uomo Alto. Julia Denning (Jessica Biel) è una giovane infermiera che lotta per salvare questa comunità distrutta e che si rifiuta di dare ascolto alle leggende. Perlomeno fino a quando non viene rapito il suo di bambino… La donna affronterà un inseguimento mozzafiato e non si fermerà davanti a niente pur di ritrovarlo.
Sprizza creatività il terzo lungometraggio di Pascal Laugier, regista e sceneggiatore di belle speranze che ha riportato in voga l’horror francese.
Un’ambientazione surreale che fa da padrona e un’incalzante alternarsi di colpi di scena, tengono incollato lo spettatore alla poltrona.
Purtroppo la presenza di qualche particolare scontato senza il quale il meccanismo avrebbe funzionato ugualmente,  e di inquadrature di grande impatto visivo ripetute però una volta di troppo, danno in certi momenti la sensazione di avere a che fare con un regista eccessivamente giovane, cosa che Laugier non può affatto permettersi specie dopo l’enorme successo di Martyrs.
La bellissima Jessica Biel dimostra grande impegno risultando convincente nella prima parte della storia, ma un po’ meno nella seconda.
Ricordiamo che la Biel è una star del piccolo schermo, creatura di una delle più longeve serie televisive buoniste d’America (Settimo Cielo), forse ancora acerba a livello di poliedricità per poter interpretare con il giusto peso un ruolo tanto controverso.
A riportare Laugier sulla strada giusta, le fin troppo brevi apparizioni del canadese Stephen Mc Hattie nel ruolo del Tenente Dopp, noto al grande pubblico più per il suo magnifico volto consumato comparso in innumerevoli produzioni Hollywoodiane, che per il suo nome.
A completare il cast le interpretazioni della dolce Jodelle Ferland ( Silent Hill- Twilight Eclips), una ragazzina incapace di parlare testimone silenziosa delle drammatiche vicende che le accadono intorno, e dell’efficacissima Eve Harlow amica-complice della Biel.
Ma la vera protagonista è Cold Rock, l’ immaginaria cittadina decadente alla Stephen King in cui lo scenografo Jean André Carrièr ricrea abilmente le quattro location in cui si consuma tutta la storia.
Un nonluogo affamato di anime perdute, che giorno dopo giorno divora vorace la sua comunità risputando qualcosa che somiglia solo lontanamente ai resti di un essere umano.
Una gabbia dalla quale sembra impossibile evadere.
Alla base resta una sceneggiatura solida, interessante, che intende toccare dei punti scottanti relativi alla realtà sociale e all’accendersi delle luci in sala ci lascia a ragionare sulla differenza tra bene e male, tra giusto e sbagliato.
Un puzzle bizzarro che, posizionato finalmente l’ultimo pezzo,  si riscompone di nuovo sotto gli occhi increduli dello spettatore.

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