Ambrose Field: esplorazioni sonore in “gregoriano digitale”

Esiste un tracciante tra la musica medievale francese e quella contemporanea: ci troviamo nel filone che, soprattutto nei contesti dal vivo, crea uno spettacolare connubio tra le tracce musicali dei secoli scorsi e i live electronics. Uno dei fili di questo fascio creativo ha per nome il britannico Ambrose Field, compositore eclettico che recupera sonorità avvolgenti ed eteree; Field genera e fa contemplare dal pubblico impianti sonori che molto devono all’acustica degli spazi, ma anche ad onde musicali che dominano l’ascolto, fondendosi con tappeti strumentali e modulazioni vocali solistiche di forte impatto. Uno dei lavori più ispirati di Field è Being Dufay, disco del 2009 che accoglie le composizioni del musicista medievale Guillaume Dufay, amplificandole attraverso le frontiere esplorative dell’elettronica. Le esibizioni live, tra cui una prestigiosa al Perth Arts Festival del 2010, si nutrono degli apporti dei live electronics; la strumentazione digitale lascia fluttuare l’esecuzione gregoriana affidata alla voce del tenore John Potter, proietta Field nel suo essere Dufay e l’ascoltatore in dimensioni delicate e suggestive, in un complesso tremolo di sequenze, un universo metafisico di pitch e di riecheggiamenti. Ascoltare i live di Field dà l’impressione di un viaggio oltre lo spazio e il tempo reali, in fiondata libera tra il Medioevo remoto e il postmoderno che si pone alla ricerca del primo, ma con la propria avanguardia strumentale. Ambrose Field è affascinante esempio di concentrazione di storia musicale e di stile contemporaneo, in cui la cetra e il canto monodico – neumatico affrontano i display digitali e i suoni processati in tempo reale; la sua musica restituisce alle fonti originarie uno stupendo contributo di qualità musicale ed incoraggia tutti all’ascolto, senza necessità di dover essere musicologi o esperti di musica colta.

 

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post