Condannati a vivere!

Aveva soltanto due anni Luca, il bimbo dimenticato in auto dal padre e ritrovato morto dopo otto ore. E’ successo a Piacenza lo scorso 3 giugno. Il padre di Luca, Andrea Albanese, doveva accompagnarlo a scuola ma si è dimenticato ed è andato al lavoro, lasciando il piccolo in auto. L’allarme è stato dato dal nonno che, incaricato di andare a prenderlo a scuola, non l’ha trovato e ha telefonato al padre che, soltanto in quel momento, si è reso conto dell’accaduto. Così, corso in auto, ha trovato il piccolo Luca ormai senza vita a causa della temperatura dell’auto che, secondo i primi accertamenti, avrebbe raggiunto i 60 gradi. Non è stato possibile procedere con gli interrogatori perché entrambi i genitori di Luca sono stati ricoverati in stato di shock. Tanti fiori e messaggi sono arrivati dalla popolazione che si stringe al lutto della famiglia Albanese. Anche il sindaco di Piacenza, sul proprio profilo Facebook ha scritto: “Quando il dolore è troppo forte, è il silenzio a parlare”.
Purtroppo Luca non è il primo bimbo che muore per mano inconsapevole dei genitori. Era già successo ad Andrea, due anni, dimenticato dal padre in auto a Catania nel luglio del 1998. O Maria, morta in auto a Merate nel maggio del 2008 dopo che la madre aveva dimenticato di accompagnarla dalla baby-sitter. E nel maggio del 2011, a soli cinque giorni di distanza, la stessa sorte era toccata ad Elena, 22 mesi, e Jacopo, 11 mesi,  rispettivamente di Teramo e Perugia, anche loro dimenticati in auto dai genitori.
E’ una triste vicenda che si è replicata troppe volte e ciò dovrebbe lasciarci riflettere sullo stato di stress e stanchezza in cui viviamo. Corriamo in continuazione da un luogo all’altro, sempre con l’ansia di non riuscire a fare tutto ciò che vorremmo e con la preoccupazione di deludere le aspettative altrui. Le nostre vite scorrono in modo frenetico e troppi sono i problemi che ogni giorno ci tormentano. L’ansia, lo stress ci danneggiano fisicamente e psicologicamente e ciò che è successo a questi bambini ne è la tragica dimostrazione.
L’opinione pubblica attacca ferocemente questi genitori senza considerare il fatto che ciò che è capitato a loro può succedere a chiunque, dato il tenore di vita che conduciamo. Inoltre, sono già costretti a vivere non soltanto con la perdita più brutta che una persona possa subire, quella di un figlio, ma con il senso di colpa di esserne i responsabili.
Si sta pensando di ricorrere a soluzioni come dei sensori di movimento all’interno delle auto, che suonano se vi è ancora qualcuno all’interno. Speriamo che si trovi al più presto una soluzione. Nel frattempo, non possiamo fare altro che unirci al dolore di queste famiglie. O forse si, un’altra cosa potremmo farla: evitare di scagliarci contro di loro, perché sono soltanto esseri umani a cui la vita ha tolto la cosa più bella: i figli! Sono esseri umani ormai “condannati a vivere”!

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