Gli indifferenti

Alberto Moravia (all’anagrafe Alberto Pincherle) nacque a Roma il 29 novembre 1907 e vi morì il 26 settembre 1990. Fu uno dei più grandi romanzieri del Novecento, oltre che giornalista, saggista e drammaturgo.
“Gli indifferenti”, il suo primo romanzo, fu iniziato mentre era ricoverato a Bressanone per la convalescenza dal morbo di Pott e pubblicato nel 1929.
Michele e Carla Ardengo vivono con la madre Maria Grazia, una donna influenzata fortemente dall’ambiente noioso e stereotipato della borghesia romana. I tre vivono una vita abitudinaria ed i ragazzi non riescono ad avere aspirazioni, né interesse verso qualsiasi cosa perché tutto, secondo loro, è destinato al declino. Leo Merumeci, amante di Maria Grazia, la sfrutta per convincerla a vendere la loro villa ed impossessarsene; attratto da Carla, la seduce fin quando la ragazza, convinta che tanto non potrà avere nulla di meglio, cede alle “avances” dell’uomo ed i due iniziano una relazione. Maria Grazia, che intuisce il tradimento dell’amante con un’altra donna, crede  che si tratti di Lisa, sua amica e vecchia fiamma di Leo. In realtà, Lisa è innamorata di Michele che si lascia corteggiare passivamente e quando la donna lo informa della relazione tra Carla e Leo, il ragazzo li raggiunge per uccidere l’uomo ma, deluso dall’ennesimo fallimento della propria vita, decide di lasciare tutto così com’è. Leo, nel timore di perdere la villa, chiede a Carla di sposarlo e la ragazza, passivamente, accetta. Il romanzo si conclude senza in realtà una vera conclusione, con Maria Grazia e Carla che vanno ad una festa, senza che la figlia abbia confessato alla madre la relazione con Leo.
Il linguaggio del romanzo è semplice ed essenziale; i personaggi sono degli inetti, che non lottano per migliorare la propria situazione poiché già convinti di non riuscirvi ed indifferenti dinanzi al fallimento.
Moravia denuncia, con il suo stile diretto e semplice, la vanità e l’inconsistenza morali della borghesia del primo ‘900.

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