“Mi ricordo di te”
Leggere la trilogia di “Millennium”, firmata da Stieg Larsson, equivale ad intraprendere una crociata di circa 2000 pagine di thriller svedese; le vicende dei Vanger, e poi quelle dell’hacker Lisbeth Salander, traboccano dell’inventiva di Larsson, per la cui pubblicazione in Italia Marsilio si è aggiudicato il più grande e palese affare editoriale degli anni Duemila. Il 2013 ha presentato, stando alle recensioni degli addetti, l’approdo in libreria della risposta islandese a Stieg Larsson: lei è un ingegnere di Reykjavik, si chiama Yrsa Sigurðardóttir e firma “Mi ricordo di te”. I paesaggi di Larsson sono innevati, talvolta desolati, periferici, ma la tecnologia e il progresso sono già arrivati in ogni angolo; Lisbeth e soci si muovono sempre all’ombra garante di connessioni internet criptate o di reti telefoniche, ad un tiro di schioppo dai centri urbani e dal primo aeroporto. In “Mi ricordo di te” i patti narrativi cambiano e ci si ritrova sperduti su fiordi ghiacciati e assolutamente sconnessi dal mondo,sia per posizione geografica (il grosso dell’azione è ambientata ad Hesteyri, nell’estremo nord dell’Islanda, del tutto disabitato da alcuni decenni), sia per condizioni meteo estreme che isolano oltremodo i personaggi. Katrìn, Lìf e Garðar approdano ad Hesteyri con l’intenzione di trasformare in cottage turistico una vecchia dimora, il cui precedente proprietario è scomparso tempo addietro. In parallelo, l’assalto ad un asilo di Ísafjörður riapre un misterioso caso analogo, di mezzo secolo prima, quando lo stesso asilo fu vandalizzato. Freyr, psichiatra,divorziato dalla moglie dopo la scomparsa del loro figlio Benni, inizierà a rimestare tra le carte polverose del vecchio caso, dal quale ora affiorano raggelanti particolari mai scoperti prima: il suicidio di Halla, all’epoca nella stessa classe di Bernodus, bambino scomparso nel nulla e mai più ritrovato, dimostra sinistre affinità con la morte di tutti gli altri alunni di quella classe. La permanenza di Katrìn, Lìf e Garðar ad Hesteyri diventa claustrofobica, per l’impossibilità di riposare con tranquillità di notte e per quella di non poter ritornare al mondo abitato, dal quale li separano tempeste di mare e di neve; diventa chiaro che al fiordo non sono soli, e la natura indomita inizierà a riflettersi nella loro battaglia mentale e di nervi per sopravvivere agli avvenimenti. Spetterà a Freyr, così, risalire il corso degli eventi e riallacciare i nessi terrificanti che sono alla base dei fatti. La risposta a Stieg Larsson arriva da parte di Yrsa Sigurðardóttir ribaltando le forze d’azione: i libri di “Millennium” sono costruiti sulla suspence di movimento, su aggressioni e uccisioni concitate; “Mi ricordo di te”, al contrario, non lascia mai alcun morto tangibile nelle proprie pagine, ma il rischio di essere inghiottiti in qualcosa di oscuro e silenzioso serpeggia da inizio a fine. L’azione di Larsson è carica di colpi di scena roboanti, quella di Sigurðardóttir si risolve nell’inazione terrorizzata; dalle terre svedesi si sale di molto, e i paesaggi islandesi vengono estremizzati, schiacciando i personaggi contro l’orlo della paura per ogni minimo movimento. Nel mare di silenzio, non si conosce mai quale possa essere l’attimo che cambi le sorti della trama. Ed è proprio in questo che la nuova regina del thriller islandese è stata impeccabile.