Ragazzi di vita
Pier Paolo Pasolini nacque a Bologna il 5 marzo 1922 e morì, assassinato in circostanze ancora in parte non chiarite, ad Ostia, la notte tra l’1 ed il 2 novembre 1975. Nel 1950 si traferì a Roma, dove entrò in contatto con gli ambienti delle “borgate” romane che fece rivivere in molti romanzi e film.
“Ragazzi di vita”, il primo romanzo, fu pubblicato nel 1955. Senza trama unitaria, narra aneddoti di vita quotidiana di adolescenti del secondo dopoguerra che, nelle “borgate” della Capitale, cercano il metallo nell’immondizia e lo rivendono. I “ragazzi di vita”, il Riccetto, il Caciotta, Begalone, Alduccio e gli altri, vivono costantemente alla ricerca di un diversivo alla loro vita squallida. Sono protagonisti di episodi comici, drammatici, patetici; vivono in famiglie che non sono per nulla un punto di riferimento, con padri ubriaconi, madri sottomesse e fratelli avanzi di galera. I ragazzi girano senza fissa dimora e sembra che il loro nemico sia la noia.
L’opera è in dialetto romano con un glossario per la comprensione dei termini e la lingua si configura come una conferma della capacità espressiva e della vicinanza agli strati “bassi” della società.
Nel 1955, quando il romanzo fu pubblicato, fu processato per “oscenità” perché parlava di prostituzione maschile ma, nonostante le critiche, ebbe molto successo. Nel mese di luglio si tenne il processo a Milano che terminò con una sentenza di “assoluzione con formula piena” grazie anche alle dichiarazioni di Carlo Bo, che sottolineò la ricchezza di valori religiosi presenti nel libro poiché “spinge alla pietà verso i poveri ed i diseredati”.
Pasolini ci offre una testimonianza del degrado sociale che aveva colpito l’Italia dopo il secondo conflitto mondiale; è una testimonianza di un tempo non molto lontano che è giusto sia ricordato!