Multa per chi non soccorre un animale ferito
“L'utente della strada, in caso di incidente comunque ricollegabile al suo comportamento, da cui derivi danno a uno o piu' animali d'affezione, da reddito o protetti, ha l'obbligo di fermarsi e di porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali che abbiano subito il danno”. Questo è quanto disposto dall’articolo 9-bis introdotto con la Legge 120/2010. Da quasi tre anni è stato infatti introdotto nel Codice della Strada l’obbligo di soccorrere gli animali in caso di incidente. La norma rappresenta sicuramente un passo avanti, che non rende però estrema giustizia al valore della vita animale e all’importanza che, di converso, hanno i “diritti animali” in altri ordinamenti extra Europei o Europei. Qui il mancato soccorso viene considerato un mero Illecito Amministrativo e viene punito con una multa. Un pagamento che si riferisce a una somma fra i 389 e i 1559 euro. La cosa curiosa va rilevata se si confronta questa norma con le sanzioni penali in caso di violenza e abbandono. L’articolo 9-bis crea perplessità e dubbi. E’ una disposizione in parte incoerente, se si pensa che uccidere o fare violenza diretta a un animale è un reato, mentre causare la morte in automobile colposamente (omettendone inoltre il soccorso) rientra solo nell’illecito amministrativo. Nonostante l’etica comune e ormai diffusa, il nostro codice civile continua a denominare e definire gli animali come “cose” e non come “ esseri viventi”. Seconda una parte della dottrina, il rischio di identificarli in questo senso, potrebbe legittimare gli interventi degli animalisti più radicati e proibire di riflesso l’uso della carne alimentare e della pelletteria nel commercio e nella vita degli Italiani. In realtà, indipendentemente dalle opinioni personali, sarebbe solo un passo avanti per parificare la dignità degli animali al pari di ordinamenti quali la Germania o la Svizzera. Molte sentenze, come ad esempio quella riferita a Green Hill o la legge 89 sul maltrattamento, avrebbero da tempo dovuto aprire le porte a una legittimazione animale e a un elevamento di status. Al di là di questo, si sente l’esigenza di eliminare le lacune o le norme moralmente in contrasto. Investire un animale, come investire un uomo, deve essere un reato. Che merita una punizione giusta e che non possa sempre e solo essere ragguagliata a un risarcimento. L’animale ha un anima, oltre che un corpo. Ha un valore. Spesso più alto del nostro.