La Politica gratuita o come Professione?
Parliamoci chiaro: affermare o pretendere che la politica sia svolta gratuitamente …. é come aprire la strada del “potere decisionale” solamente al ceto ricco e benestante. Che i costi della politica andrebbero “diminuiti” e, che allo stato attuale, siano eccessivi per il bilancio Italiano, è un discorso completamente differente. Lo scandalo Fiorito (di cui si è parlato a lungo lo scorso anno) ha fatto emergere sui canali mediatici nazionali una verità che,in fondo, era già ben nota ai nostri cari politici e alla popolazione. Il meccanismo dei rimborsi ai partiti è sempre stato un argomento tabù per i nostri comunicatori sociali. Così come le assurde giustificazioni della nota spesa dichiarata dai politici. Regali alle amanti, cene a base di caviale e ostriche, un uso immotivato di auto blu, per non parlare delle case private ristrutturate con soldi pubblici per il solo fatto di essere improvvisamente diventate “sede di partito”. Regali in buono benzina per ingraziarsi i contribuenti, festini,reati più o meno evidenti di Peculato, sperperi e innegabili mazzette sotto-banco a parenti o amici.
Dopo l’arresto di Fiorito, l’interesse per questa tematica si è nuovamente accesa anche grazie a noti programmi televisivi di attualità e a numerosi giornalisti sensibili all’argomento. Sono stati resi noti gli stipendi dei parlamentari e degli “impiegati” ai vertici delle regioni e delle province. Sono state fatte numerose comparazioni con la situazione estera e si è parlato a lungo della necessità o meno di eliminare gli stipendi a deputati, politici e sindaci. Fra le altre possibilità è stata proposta la politica come “volontariato sociale” attraverso l’inserimento di alcune normative ad hoc, che consentano all’interessato di avere permessi lavorativi ordinari per svolgere contemporaneamente anche la “funzione pubblica”. Una soluzione, che probabilmente, è compatibile solo con alcune cariche e solo a certi livelli, ma che sicuramente non potrebbe essere applicata alle cariche più impegnative. E’ inimmaginabile pensare a una commessa, un impiegato o un veterinario, che prende un permesso lavorativo per espletare le funzioni di Ministro o di Presidente del Consiglio. Le cariche politiche più importanti, se svolte in maniera professionale, richiedono delle risorse mentali, che non possono essere compatibili con un impegno lavorativo primario.
E’ utopico desiderare che la Politica sia “gratuita”. Si tratta pur sempre di un lavoro, che merita un giusto compenso. Andrebbero revisionate piuttosto le strutture fondamentali delle nostre istituzioni e cambiati i modi di accesso e i finanziamenti ai partiti. Andrebbe implementato il sistema di controllo e sicurezza, magari attribuendolo a organi contabili esterni. Dovrebbe essere preteso un tornaconto più chiaro del “lavoro” svolto dai grandi poteri e, soprattutto, dovrebbe essere introdotta definitivamente la fedeltà al manifesto politico presentato nel momento elettorale. Potrebbe essere utile ( e legittimo per il popolo votante!) introdurre un Codice Deontologico chiaro e con valore di Legge Costituzionale, per rendere inscindibili alcuni principi a cui dovrebbe attenersi qualunque “attore” in ambito politico. Se è giusto definire la Politica come un “lavoro retribuito”, sarebbe anche giusto definirne i contorni e i relativi codici comportamentali e professionali.