La morte di Rino Gaetano: incidente o attentato? E di Wilma Montesi?
Il volume "La tragica scomparsa di un eroe" scritto da Bruno Mautone tratta la misteriosa morte del cantautore Rino Gaetano. L'autore ha posto l'accento sui fatti di "cronaca giudiziaria" che Rino Gaetano ha illustrato nelle sue narrazioni musicali. Infatti l'artista in varie canzoni, all'epoca considerate senza senso, illustra e anticipa, in realtà, gli sviluppi giudiziari dello scandalo Lockheed, sottolineando che i due personaggi rinviati a giudizio: i ministri Mario Tanassi e Luigi Gui erano dei capri espiatori laddove il colpevole andava ricercato in un novero di nomi di politici elencati nella canzone intitolata "Standard" del 1977. Inoltre Rino Gaetano nel brano "Nuntereggaepiù" ha modo di tornare sull'annoso processo Montesi, che prese nome dalla identità di una ragazza trovata morta sulla spiaggia laziale di Capocotta. Il processo per la morte della giovane vide imputati politici e ricchissimi nobili della "Roma-bene" e si concluse con una incredibile sentenza e cioè che la 21enne Wilma Montesi era deceduta per un… pediluvio. Rino Gaetano in "Nuntereggaepiù" canta di "auto blù… sangue blù" lasciando intendere che nella morte della ragazza vi fu il ruolo di persone legate al potere politico (auto blù) ed esponenti della nobiltà (sangue blù). Il libro di Mautone, avvocato ed ex primo cittadino di Agropoli, (SA) deve essere letto, riletto e riflettere… “l'Italia, allora come ora, da chi è governata”?
Come è morta Wilma Montesi?
La mattina dell'11 aprile del 1953, Fortunato Bettini, scorse sul litorale romano di Torvajanica il corpo senza vita di una ragazza. Il medico stabilì che la morte era avvenuta tra di 18-24 ore prima. Il giorno dopo il padre di Wilma Montesi riconobbe il corpo della figlia. Il depistaggio iniziò immediatamente volendo far credere che Wilma fosse annegata per un pediluvio. Un fatto banale trasformatisi in tragedia? Il quotidiano "Roma" riportò che Wilma era stata vista in compagnia del figlio di un noto politico. Sul giornale "Merlo Giallo" comparve una vignetta con dei piccioni che reggevano nel becco un reggicalze. Nell'ottobre del 1953, qualche mese dopo il fatto, un giornalista, Silvano Muto, pubblicò sul suo giornale "La verità sulla morte di Wilma Montesi" e vennero fuori tanti dettagli, tra cui festini a base di droga ed alcool, organizzati nella tenuta di Capocotta ai quali parteciparono i rampolli di diversi uomini politici e della "Roma bene". Qualche tempo prima, una macchina di potente cilindrata rimase incastrata nella sabbia, nei pressi di Fregene, e diversi testimoni che aiutarono l'autista, un giovane poco più che ventenne, confermarono che nella macchina c'era anche Wilma Montesi. Che non si sia trattato di un banale incidente è facilmente deducibile dal rinvenimento del cadavere senza calze, gonna e reggicalze, strano modo di spogliarsi per un pediluvio. Inoltre, le parti intime erano colme all'interno, di sabbia, come ad indicare una violenza, o un gioco macabro, visto che anche in mare è impossibile che entri all'interno del corpo così tanta sabbia. Nei polmoni della giovane donna trovarono acqua mista a sabbia, ma non era quella presente dove fu trovata, ma riconducibile alla spiaggia di Capocotta. Nel caso furono coinvolti, grazie anche alla testimonianza di Annamaria Moneta Caglio, figlia di un notaio, e di confidenze, poi ritrattate di Adriana Concetta Bisaccia, attrice, che parlano di Piero Piccioni, figlio del Vice Presidente del Consiglio, Attilio Piccioni, Ugo Montagna, amministratore della tenuta di Capocotta, Tommaso Pavone Capo di Polizia, Riccardo Galeazzi, archiatra pontificio, Marcantonio Pacelli nipote del Papa. Sembra che la sera prima della morte di Wilma ci fu un festino a Capocotta, con gli attori elencati, tra cui la ragazza, e che ad un certo punto si fosse sentita male e svenne. Forse, venne creduta morta e, per non compromettersi, il corpo fu abbandonato sulla riva. Con il volto nell'acqua, anche se in pochi centimetri, Wilma respirò acqua e sabbia ed annegò. E' plausibile questa ricostruzione? Verranno tutti assolti, ad eccezione di Annamaria Moneta Caglio che verrà condannata per diffamazione, e condurrà una vita appartata per paura di essere uccisa. Montagna, che a quel tempo è il fidanzato di Annamaria Moneta Caglio, già collaborava con i nazisti e procurava loro delle belle ragazze, organizzando festini con uso di stupefacenti.