Recensione di ”Ruggine” di Stefano Massaron

Mi sono apprestato alla lettura del romanzo “Ruggine” dello scrittore Milanese Stefano Massaron, edito dalla casa editrice Einaudi, nella collana:Stile Libero, con curiosità mista ad una certa titubanza. Il libro mi è stato consigliato da un’amica, anch’essa scrittrice, che conosce l’autore. Inizialmente la lettura non mi ha appassionato molto, però, quando mi sono liberato dal pensiero di leggere il romanzo più per dovere che per piacere personale, la trama mi ha appassionato  e sono rimasto coinvolto emotivamente e mentalmente, tanto da avere letto il romanzo in due giorni, il secondo giorno ho finito di leggere le ultime righe che erano le due del mattino! La storia che stavo seguendo si rivelava  sempre più intrigante, ed a tratti anche un po’ raccapricciante, pagina dopo pagina. La vicenda è ambientata in una zona periferica di Milano, un quartiere di case dormitorio denominate:”Gli Alveari”. L’autore racconta la vicenda dei due protagonisti principali sovrapponendo il tempo presente con un tempo passato, in cui un torbido e crudele avvenimento li ha visti protagonisti quando erano appena adolescenti. Le descrizioni dei luoghi e degli eventi vengono descritti in modo minuzioso, dando al lettore l’impressine di vivere il momento narrativo all’interno delle situazioni reali. Il doppio piano temporale dello scorrere del tempo virtuale non permette al lettore rilassamenti di sorta, pena la perdita del filo conduttore che lega tra di loro i protagonisti e le azioni a loro collegate. Per chi ha la fortuna di conoscere i luoghi in cui viene inserita la vicenda dei due protagonisti, è un tuffo nel passato e contemporaneamente nel presente della metropoli milanese. Io ho potuto sperimentare tale sensazione di persona, anche se solo in parte, in quanto conosco i luoghi narrati, seppure  in modo poco approfondito. Il narratore ci proietta all’interno di un microcosmo cittadino pullulante di situazioni riguardanti la gente del ceto operaio, dentro un tessuto sociale suburbano degradato, sia dal punto di vista urbanistico che umano e sociale. L’unico personaggio appartenente alla classe
medio-borghese si rivela essere un maniaco psicotico, che commette degli efferati assassini su poveri esseri  innocenti ed indifesi. Per tutta la durata del romanzo aleggia su tutto e su tutti l’acre  e pungente odore della ruggine, a simboleggiare una società in sfacelo, senza più ordine né morale. Gli unici individui che sembrano sfuggire alla cappa immane ed avvolgente della fuliggine arrugginita, sono i due protagonisti principali, i quali, alla fine della storia, riscattano con il loro comportamento l’agire degli esseri umani, dotati del giusto senso del rispetto per le persone ed i loro sentimenti. Non è un libro per tutti, alcune situazioni narrate potrebbero risultare di difficile digestione per stomaci troppo delicati e sensibili. Lo consiglio a chi ama leggere storie di degrado ambientale ed umano, legate a situazioni di deviazioni sessuali. Mi complimento con l’autore, che pur toccando, in alcuni momenti, argomenti delicati e scabrosi, è riuscito a non scadere nell’orrido e nel volgare pornografico.

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