Un invito alla lettura di Wislawa Szymborska
Questo breve intervento vuole essere un omaggio ed un invito, per chi non ne avesse conoscenza, al poetare di Wislawa Szymborska, epocale voce in versi polacca, spentasi quest’anno, in febbraio, a Cracovia. Saggista e poetessa, la Szymborska è ritenuta essere stata la più importante poetessa polacca dell’ultima metà del secolo scorso. I suoi versi, quasi tutti in struttura libera, si fanno specchio di visioni evanescenti e delicate, occasione di riflessione venata di ironia, campo di fusione tra la leggerezza delle parole e gli scenari smisurati a loro sottesi. Testi di notevole richiamo come La fiera dei miracoli, Primo amore, Prospettiva, offrono sprazzi di quotidianità, esplorata attraverso i suoi vari possibili gradi di assimilazione. Le parole all’interno del verso, più sono isolate, più garantiscono e blindano i moti dell’animo, della memoria (Si sono incrociati come estranei […] / forse smarriti / o distratti / o immemori – da Amore a prima vista); eppure, il trattamento dei significati della nostra poetessa libera, nel complesso, un anelito di levità, di insinuazione della tristezza, corteggia i toni della solitudine o della dolcezza affettiva senza effetti dirompenti. Le sensazioni si impregnano di una forza permanente, di fondo; la scrittura, incarnando il paradosso, l’altro pilastro della poetica della Szymborska, si avventura attraverso la storia e la società, traendone paralleli con l’esperienza personale di ognuno (Me ne vado per il mondo / tra una folla di altri debitori […]/ nella colonna Dare/ ogni tessuto che è in noi […] / L’inventario è preciso/ […] anima / e questa è l’unica voce / che manca nell’inventario – da Nulla è in regalo). Una voce come Wislawa Szymborska, cerimoniere di raffinatezza eterea e definita concretezza, ebbe il merito del Nobel per la Letteratura nel 1996, motivato da «una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà».