La festa di san Gennaro

Secondo alcune fonti Procolo Ianuario, vescovo di Benevento – sua città natale – fu arrestato dal persecutore e governatore della Campania, Dragonzio. Morì decapitato nel 305 d.C. secondo il volere di Diocleziano per aver fatto professione di fede cristiana. Solo otto anni più tardi l’imperatore Costantino avrebbe garantito – con l’editto di Milano – libertà di culto ai cristiani.  Il sangue del martire fu raccolto da una donna di nome Eusebia in due ampolle che sono tutt’oggi conservate in una teca nella cassaforte dietro l’altare della Cappella del Tesoro nel duomo di Napoli. Delle due ampolle, solo una è quasi piena mentre la seconda è semivuota poiché il suo contenuto fu sottratto e portato in Spagna da re Carlo III di Borbone.  Il miracolo della liquefazione del sangue avviene dal 7 settembre 431 in occasione della sua traslazione da Pozzuoli a Napoli. Dal 19 settembre 1389 le ampolle vengono esposte in occasione della commemorazione del martirio e tutto il popolo napoletano prega affinché il sangue diventi liquido. Se ciò avviene la città si veste a festa perché il Signore ha, ancora una volta, mostrato misericordia verso Napoli. Se il miracolo invece non avviene, saranno urla e stridori di denti. Gennaro, già considerato santo dal popolo, venne canonizzato ufficialmente nel 1586 da papa Sisto V. Dal 1659 nel Duomo viene conservato un registro sul quale sono riportate tutte le date, i tempi e i modi della liquefazione. Che sia fede o superstizione, tale credenza è una delle più diffuse e conosciute del globo. Basti pensare che anche negli USA, in particolare a Little Italy, verso la metà di settembre si organizzano festeggiamenti in onore del santo patrono napoletano per celebrare l’ottimo rapporto tra italiani e statunitensi. A Napoli le feste dedicate a San Gennaro sono comunque tre: il primo sabato di maggio, in cui si ricorda la traslazione delle ossa del santo con una processione solenne; la seconda è, appunto, il 19 settembre; ed infine la terza il 16 dicembre, corrispondente alla data dell’eruzione del Vesuvio del 1631, quando la città fu salvata per l’intercessione del patrono.

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