Riflessione sul saggio: ”Il Vento Giallo”, di David Grossman

In questa mia breve riflessione vorrei presentarvi un libro che esula dalle mie solite recensioni sui libri di narrativa che leggo. Infatti, il libro di cui mi occupo non è un romanzo, ma un saggio giornalistico-narrativo. Si tratta del libro:”Il Vento Giallo”,  dell’autore israeliano, David Grossman, edito dalla casa editrice Mondadori, nella collana “Oscar Mondadori”. Il titolo del saggio si rifà al nome arabo di un vento caldo proveniente dall’est, ad esso è legata una leggenda araba secondo cui esso proviene direttamente dalle porte dell’Inferno, e quando spirerà distruggerà con il suo calore ogni cosa, e  tutti gli esseri viventi che si troveranno sul suo cammino   moriranno. Il saggio è stato scritto oramai molti ani fa, esattamente nel 1987. Ciononostante, secondo il mio parere, è ancora molto attuale ed interessante, specialmente per chi è interessato a comprendere un po’ più a fondo la drammatica vicenda legata alla convivenza di due popoli, quello israeliano e quello palestinese, costretti a condividere lo stesso territorio. La tragedia inestricabile deriva proprio da questo rebus: un territorio che entrambi i popoli reclamano come proprio ed esclusivo. Per i palestinesi, la Palestina appartiene a loro, per gli israeliani essa è storicamente e culturalmente la culla della loro civiltà. Su questo irrisolvibile dilemma si snoda oramai da oltre quarant’anni l’immane tragedia di questi due antichissimi e civilissimi popoli. Il saggio, se di saggio giornalistico vero e proprio si può parlare, può essere letto come una sequenza di racconti slegati tra loro, però, collegati da un unico filo conduttore: ogni storia  è narrata sullo sfondo della lotta sanguinosa ed inumana tra palestinesi ed israeliani. L’autore israeliano, cerca in ogni modo, durante tutta la narrazione dei fatti raccontati nel libro, di mantenere un oggettivo distacco, presentando i fatti così come gli appaiono e gli vengono riferiti. Devo dire che con tutta la sua buona volontà, in alcuni passi egli non riesce a mantenere quel distacco e quella assoluta obiettività, che pure all’inizio si era proposto. Del resto, era inevitabile, sarebbe stato umanamente impossibile spogliarsi delle sue radici e riuscire nel difficilissimo se non irrealizzabile intento. Egli è un israeliano, che ha vissuto, vive e vivrà fine alla fine dei suoi giorni l’indissolubile  antinomia. E’ comunque da apprezzare ed elogiare il tentativo di questo coraggioso scrittore, il quale, con la sua opera, non si è ingraziato abbastanza il popolo palestinese, ed in un certo qual modo si è inimicato molta parte del suo popolo. Al di là del valore intrinseco puramente letterario, consiglio la lettura di questo saggio a tutti coloro che vogliono comprendere un po’ di più la tragedia che si consuma quotidianamente tra israeliani e palestinesi. Mi sento di consigliarlo in modo particolare ai giovani d’oggi, che  leggono, sentono e vedono le immagini ed i resoconti dei giornali, della radio e della televisione. Solo informandosi e prendendo coscienza dei problemi che stanno alla radice di questa immane catastrofe, possiamo sperare che i futuri governanti riescano a trovare una soluzione accettabile per entrambi i popoli.

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