Un radiodramma “da paura”

Oggi si parla molto dell’influenza che hanno i mass media sulla popolazione, che tuttavia è più allenata di quanto si potrebbe pensare ad assimilare le informazioni considerate importanti e scartare quelle che non lo sono (nella teoria della persuasione, si chiama percezione selettiva).
Ma cosa succedeva settant’anni fa?
Senza dubbio, il mass media per eccellenza di quegli anni era la radio, che negli U.S.A. vantava una diffusione particolare, soprattutto durante la presidenza di Franklin Delano Roosevelt, il quale istituì la tradizione delle fireside chats (chiacchierate attorno al caminetto), discorsi settimanali tenuti in diretta radiofonica in orario serale dal Presidente stesso, le quali contribuirono in modo concreto alla popolarità del leader americano; si può dedurre, quindi, la credibilità di cui disponeva questo mezzo. Ma fino a che punto la gente avrebbe creduto a tutto ciò che veniva trasmesso? Fino al panico.
Nel 1938 successe una vicenda rimasta nella storia e studiata tutt’oggi da psicologi, sociologi e comunicatori interessati alle reazioni delle persone ai messaggi veicolati dai mass media: l’allora ventitreenne Orson Welles interpretò uno sceneggiato radiofonico di Howard Koch tratto dal romanzo La guerra dei mondi di H. G. Wells, in cui si narra dell’attacco al nostro pianeta da parte di alieni marziani. Il radiodramma, trasmesso sulla stazione CBS, fu ovviamente annunciato prima del suo inizio, tuttavia moltissime persone hanno creduto fosse tutto vero e le cause furono molteplici. Innanzitutto, il programma cominciava con della musica da camera che veniva bruscamente interrotta da un annuncio su strani fenomeni astronomici che stavano accadendo nei cieli americani; poi la ripresa e numerose altre interruzioni che si facevano via via più allarmanti, collegamenti con scienziati (altro elemento di fiducia che ha fatto “credere reali” gli avvenimenti), persino reporter sul luogo, a Grovers Mill nel New Jersey, a indagare sull’impatto di quello che si credeva un meteorite e che poi si era scoperta essere un’astronave aliena. Certo, chi avesse acceso la radio nel bel mezzo delle trasmissioni, si sarebbe trovato spaesato, e non poco. Infatti fu questa la reazione di migliaia di persone che si riversarono tra le strade e nelle chiese, che affollavano le linee del 911 (il numero di emergenza negli Stati Uniti), che scrutavano il cielo nel timore di vedere apparire qualche strano oggetto volante.
Durante la trasmissione radiofonica venne ripetuto più volte che quanto si stava ascoltando era finzione, ciononostante si contarono dei feriti e addirittura qualche morto tra le persone che, prese dal panico, si erano date alla fuga. Il risvolto drammatico lasciò un’impronta indelebile nella storia del popolo statunitense, tanto che quando, durante la seconda guerra mondiale, fu annunciato l’attacco a Pearl Harbor via radio, molti non furono disposti a crederlo, pensando fosse un altro scherzo di cattivo gusto. Ad onore del vero, Orson Welles ha sempre ribadito il fatto che il suo radiodramma non fosse stato ideato come uno scherzo, ma semplicemente come un adattamento radiofonico di un romanzo che, ascoltato, sarebbe potuto apparire noioso.
In seguito Koch scrisse, nel 1970, un libro dal titolo The panic broadcast, il panico in onda, in cui riporta la trascrizione integrale dell’adattamento radiofonico de La guerra dei mondi e in cui scrive “Siamo pronti a credere pressoché qualsiasi cosa provenga da un’autorità riconosciuta”. Era vero, ma lo è ancora oggi?

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