McCartney incontra The Bloody Beetroots in “Out of sight”

Chiedi ad un over 40 di accompagnarti ad un concerto di Bloody Beetroots, magari dandogli un assaggio da Youtube di cosa si tratti, e probabilmente riceverai non solo un gesto di diniego, ma anche di naso arricciato e di distanziamento dal genere e dalla performance. Cosa va a fare, un quaranta-cinquantenne ad un set di elettronica, con musicisti (o pseudo tali) con maschere – brand con le quali non possono neanche mostrarsi al pubblico con proprio volto? Per fortuna, gli artisti osannati negli scorsi decenni e che hanno scolpito fasi monumentali della musica e del rock, nel nuovo millennio ancora offrono innovazioni progettuali e frontiere sonore inedite. Avviene così che Sir Paul McCartney, con la settima decade alle spalle, firmi una featuring per l’italianissimo Bloody Beetroots (è un dj e produttore di Bassano del Grappa), progetto con a carico un nome di richiamo mondiale per la fidget e l’electro house, con il quale è salito sui palchi del Big Day Out australiano o del Coachella Festival, in California. Bloody Beetroots e McCartney si affiancano nel singolo “Out of sight”, contenuto nell’album “Hide” del dj nostrano, uscito a settembre; vi mescolano electro house,drum & bass e sostrato blues rock che è nelle vene dell’ex Fab Four, cosicché è davvero difficile parlare di un comune prodotto di ispirazione dubstep. La carica dell’house elettronica tramata a colpi duri di cassa e handclap si avvita al fluido rock di Sir Paul e a strofe in cui l’elettronica scompare, per poi ritornare nel refrain, martellante come il riff vocalizzato dal coro di ragazze. Un video, oltretutto, bellissimo, in cui è raffigurato il ribollente potere della miscela psyco-elettronica, bipolarizzata tra fronte ballad e fronte breakbeat, tra tappeti di synth sibilanti e impazziti e strumentistica così tradizionale, così prog. Chapeau, eterni ragazzi.     

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