Terra dei fuochi o di bonifica?

Il testo è stato redatto dalla prof. Giovanna Ferrante Sorrentino – Commissione Ambiente Co.As.Ca.. È tempo per i proprietari di terreni avvelenati di meditare e di rimboccarsi le maniche per restituirli ad un’agricoltura sana, onesta, rispettosa delle fatiche effettuate dai loro antenati. Varie sono le soluzioni per la bonifica, da quelle costose, che potrebbero offrire la spalla ad ulteriori speculazioni, a quelle più economiche e naturali.
I tempi necessari sono lunghi ma un modo per rendere produttivi i terreni interessati anche durante il periodo della bonifica c’è e lo conoscono bene studiosi eccellenti e volenterosi: basterebbe sostituire le coltivazioni di ortaggi e frutta con altre di tipo industriale.
In terreni così ricchi di acqua sarebbe velocissima la crescita di pioppi, salici, ontani e altre piante da coltivare a scopo farmaceutico o semplicemente per la produzione di legname.
Coltivare piante da semi utili ad estrarre olio di uso industriale non sarebbe pura fantasia: l’olio di colza è già abbastanza noto.
Rivedere piantagioni di lino, di cotone, di canapa sarebbe importante e vantaggioso per la nostra economia.
E che dire per un’introduzione di canneti dai quali estrarre la cellulosa per la fabbricazione della carta?
Quelli indicati sono solo alcuni dei prodotti che queste nostre terre, ancorché inquinate, possono darci in attesa di una disinquinamento che, grazie alla loro presenza, potrà avvenire a costo zero.
Invitiamo i contadini e gli agricoltori a non scoraggiarsi, a rendere sana la loro e nostra terra, quel tesoro del creato che ci ha nutrito sanamente nel passato e al quale dobbiamo tanto rispetto.
 

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post